La devozione al Guru. Lukhang, Lhasa, Tibet.
Cosa significa insegnare? Nelle antiche tradizioni orientali significa molto di più che “trasferire nozioni” da una persona all’altra. In India, in Cina, in Tibet e in Giappone chi insegna deve anche costituire un esempio. Un esempio vivente della saggezza e della bellezza che scaturiscono dall’apprendimento della materia insegnata, a prescindere da quale sia tale materia: lo yoga, l’arte della calligrafia cinese, la danza sacra, la cerimonia del tè…. Nelle tradizioni sapienziali l’insegnante viene considerato un Maestro, non solo di dottrina ma di vita: che venga chiamato Guru (in India) Lama (in Tibet) o Sensei (in Giappone) ciò che conta è che il suo retto comportamento costituisca agli occhi dell’allievo un modello vivente a cui ispirarsi. C’è una grande differenza dunque fra Insegnante e Maestro e per capirla meglio è utile esaminare i due termini con cui queste figure vengono indicate nell’Induismo.
Anche nella tradizione hindu esiste la figura dell’erudito, del dotto: è il pandit , profondo conoscitore del sanscrito e della letteratura sacra scritta in quella lingua (per esempio i quattro Veda). Il pandit è appunto l’Insegnante per eccellenza, che istruisce i suoi allievi su una materia religiosa, ed è un brahmano che officia i riti sacri per le famiglie e la comunità, in quanto gli si riconosce grande cultura religiosa. E’ un intellettuale, è un sacerdote, ma non un Maestro.
Ben diverso è il ruolo del Guru, che è l’erede di una catena di trasmissione di insegnamenti spirituali da maestro a discepolo. La parola Guru letteralmente significa “pesante”, nel senso che la persona ha un “peso” spirituale; il Guru (chiamato Gurvi se è una donna) è il vero Maestro, cioè l’incarnazione vivente di un percorso verso l’illuminazione. Lui (o Lei) è un insieme di autorevolezza, sapienza e armonia interiore che va ben al di là della conoscenza nozionistica.
Ogni sincero insegnante – di yoga e non solo – dovrebbe cercare di essere, per i propri allievi, un Maestro.
(Il mio articolo che avete letto sopra è stato pubblicato nella rubrica MilleOrienti del mensile Yoga Journal).