Che cosa succede quando fallisce uno stato?

Da Squid

Che cosa succede alla casalinga di Voghera, quando il suo stato fallisce? Per quanto possa sembrare una domanda strana, in questi giorni, in cui si paventa il fallimento italiano o della Grecia, la domanda è più che legittima.

In questi giorni è tutto in fermento dal punto di vista economico, e televisioni e giornali online parlano continuamente del rischio Grecia, e del tracollo conseguente italiano ed europeo.

Gli stati sull'orlo del Fallimento (termine tecnico "default"), e termini come lo spread, o i titoli di stato, anche se non bene compresi dai cittadini comuni, rivestono un ruolo di timore apocalittico e di disastro e catastrofe economica imminente.



In realtà, come per la politica, il suo lavoro è garantirsi i soldi in tasca e non l'interesse dei cittadini, per questi ultimi, l'unica reale perplessità e timore, è legata a ciò che accadrà alle proprie tasche, e non a quello che realmente il default è per la macro economia del proprio paese.

Ma cosa succede quando uno stato fallisce?

Lo spiega bene il professor Paolo Manasse, docente di Macroeconomia all'Università di Bologna, intervistato da Kataweb. Ecco in sintesi le principali conseguenze dell'ipotesi estrema - ma realistica di questi tempi - del fallimento di uno Stato.

Quando un paese fallisce e va in default

Anche uno stato come l'Italia, di oltre 55 milioni di abitanti può fallire, né più né meno di come fa un'impresa. Questo avviene, in economia, quando la nazione non ha più la capacità di ripagare i propri debiti verso i creditori. Debiti e interessi, uniti ad un trend negativo di sviluppo, non consentono più di avere credito dall'esterno, e quindi, nel caso di un'azienda, quello che è a rischio sono gli stipendi, mentre nel caso del fallimento di uno stato, la spesa pubblica va a morire, quindi scuola, assistenza sanitaria, pensioni ecc...)

Il fallimento dello stato quindi diventa a tutti gli effetti il momento di "morte organizzativa" di un paese. Quello che conforta in queste situazioni, è il fatto che il default, non è mai al 100% e quindi non è mai completo, poiché si struttura anche esso come una situazione a più livelli. Si arriva quindi ad un punto in cui (come avviene con gli enti pubblici o i comuni italiani), il debito dello stato viene "ristrutturato", quindi rispalmato in tempi più ampi, e con l'obbligo da parte dei creditori, di assumere un assetto completamente diverso e più affidabile rispetto all'attuale.

Uno stato come una famiglia in crisi

Come una famiglia italiana qualsiasi, che entra in crisi per problemi finanziari, lo stato italiano che non ha più liquidità può fare due cose:

  • aumentare le entrate e quindi i guadagni
  • diminuire le spese e risparmiare

Nel caso delle nazioni come la Grecia, sull'orlo del fallimento da diversi mesi, questo si tradurrà in un aumento delle tasse, aumentando l'IVA, e successivamente ridurre il costo degli stipendi dei dipendenti pubblici, i costi della sanità e modificando le pensioni.

Le conseguenze del fallimento di uno stato

Quando la procedura di default viene attivata, immediato è il crollo del valore dei titoli di stato, e tutti coloro che avranno investito in tali titoli, vedranno lo stato che non sarà più in grado di pagare le cedole periodiche di interessi ai proprietari dei titoli. La cosa peggiore, è che al termine del periodo di scadenza, non saranno restituiti ai titolari. Avendo investito ad esempio 10.000 euro in titoli di stato, si rischierà di perderli interamente.

Ecco quindi che interviene la ristrutturazione del debito.

La soluzione a questo momento di difficoltà arriva quando lo Stato propone un allungamento dei tempi di restituzione del valore dei titoli di stato; una parte nell'immediato, mentre la restante parte a data da destinarsi. E' ovvia la conseguenza di questa scelta, ossia il crollo totale del valore dei titoli, con la seria impossibilità a rivenderli nel mercato azionario.

Le conseguenze del debito sulle banche

Il primo effetto a cascata del fallimento di uno stato, è immediatamente esteso al sistema bancario, che essendo un grande possessore dei titoli di Stato, si trova a corto di liquidi e con un incredibile valore economico andato in fumo. Considerando che molte banche hanno oltre il 50% dei propri titoli e investimenti nei titoli di stato, alcune banche, avviano loro stesse le procedure di fallimento.

Quando anche questo avviene, ossia quando le banche (che nell'immaginario collettivo sono la prima colonna portante dell'economia, anche se in realtà le banche sono le prime cause del debito pubblico), si innesca l'effetto psicologico di reazione a catena, in cui tutti i clienti delle banche si precipiteranno a ritirare i depositi prima che sia troppo tardi. Ecco quindi che le banche finiscono per fallire, poiché grazie al concetto di "riserva frazionaria", un malato meccanismo che le banche americane hanno negli anni esteso a tutto il resto del mondo, non esiste banca che può restituire tutti i soldi ai propri correntisti, semplicemente perché non li hanno.

Come vi chiederete voi? Approfondite il funzionamento della Federal Reserve Americana per conoscere meglio le basi del sistema bancario.

In teoria esisterebbe un sistema, che permette ad una banca di fallire, e di restituire i soldi a tutti i correntisti. Si chiama Fondo di garanzia sui conti correnti, che opera in tutti i paesi dell'unione europea. Questo fondo permette a tutti i proprietari di conti correnti in una banca fallita, di avere una copertura fino a 103.000 euro per singolo conto, che vengono restituiti ai titolari dei conti in caso di fallimento di una banca.

Peccato però che questo sistema, non funzioni in caso di fallimento dell'intero sistema bancario, ma solo nel caso in cui a fallire, sia una singola banca.

Fonte originale: Informazione e news.


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