Magazine Calcio
Ci sono serate in cui pensi “chi me la fa fare?”, ogni volta che ti tocca raccogliere il pallone dentro la rete e tornare a testa bassa verso il centrocampo. Serate in cui su ogni tuo tiro la macumba di Ceu si abbatterà implacabile: o te lo para, o abbatti i legni della porta, o non la centri nemmeno da mezzo metro. Serate da dimenticare. Di quelle che avresti voluto un temporale per trattenerti a casa e rimandare tutto a un’altra data. Serate come quella conclusa ingloriosamente alle 22.35, dileggiato da un Penna qualsiasi, o da un Pulici che si concede il lusso di umiliare il migliore della tua squadra. Beh, tu non lo pensi che sia il migliore (il migliore sei tu): lo sostiene solo lui, quando piroetta e tenta giocate buone soltanto per gli spettatori. E tu a ripetergli: “guarda che il calcetto è un gioco di squadra!”. Fiato sprecato.
Prima della partita avevo promesso un pezzo sul blog, ma non credevo di dovere commentare una disfatta epocale. E pensare che per una ventina di minuti avevamo retto bene. Poi, subito il primo gol, ci siamo sfaldati. Neve al sole. Hanno passeggiato sui nostri corpi inermi. Il Pulici, voglio dire, non Messi.
Questione di equilibrio. E di testa. Se uno ce l’ha a Lugano, non dovrebbe neanche allacciare le scarpette. Resta a casa, in pantofole, e guarda la televisione. Non si presenta al campetto svuotato, senza alcuna voglia di lottare. Anche perché gli altri sono agguerriti. E hanno ragione, sulla carta non c’è paragone. Li salva solo il portiere, “il gatto di Scatropoli”, altrimenti non avrebbero dove andare. L’andamento dei match è sempre lo stesso. La mia squadra fa la partita e crea un sacco di azioni. Ceu para tutto (non sempre) e gli avversari possono così sperare di portare a casa il risultato, magari con un paio di tiri “a cilò”. A volte ci riescono. Come stasera, anche se Peppone non ha avuto colpe particolari. Se due dei tuoi stazionano costantemente nella metà campo avversaria, è logico che quando si perde palla si rimane in inferiorità numerica, in balia del Topo e della Trottola.
Io e Mello non abbiamo rimpianti. Abbiamo fatto quel che abbiamo potuto. Alla fine abbiamo ceduto anche noi, di schianto. Era logico. Ma il danno ormai era fatto. Bruno ha praticamente perso più palloni e liberato al gol gli avversari di quanto possa fare uno “scarparo” qualsiasi, uno che solo accidentalmente indossa la tua stessa maglia. Serena, come gli capita ogni tanto, si è “ingrippato”, e quando accade è meglio lasciare stare. Bisogna soltanto assecondarlo. Mi faccio un doppio whiskey e non ci penso più.