E’ complicato raccontare Roma oggi perché per farlo bisognerebbe partire dal primo mandato Rutelli, da quando cioè, l’asse Carraro-Sbardella fu spazzato via da una felice intuizione dell’allora”nuova” generazione di centro sinistra.
Ma come tutti i fenomeni sociali che riguardano l’uomo e il potere ogni cosa “nuova” poi diventa “vecchia”. Non è un fatto d’età anagrafica, bensì qualcosa che ha a che fare con le relazioni tra politica e potere dove per potere si può intendere Cerroni e lo smaltimento dei rifiuti, Caltagirone e il cemento. Ma usando la lente di ingrandimento con opportuna precisione si scopre che non esistono solo i grandi poteri forti. Ne esistono anche di piccolissimi, ramificati in ogni settore. L’associazione che difende i gatti, quella che difende i gay, quella che pensa ai poverelli. Ogni schema “benefico” se non rinnovato porta con se il germe del potere e del “malefico”, non c’è bisogno di pensare al racket delle bancarelle o a chi lucra sugli uomini in divisa da povero (che poveri lo sono di certo, ma bisogna vedere quanti di quei soldi resta a loro) sparsi per i semafori di Roma (li riconoscete dal cappotto rattoppato e dai piedi nudi, sono tutti uguali). Per questo è difficile governare Roma. Perchè qualsiasi cosa si tocca si tocca un potere, una rendita di posizione.
E allora i partiti di maggioranza (ovviamente non tutti, ci sono delle felici eccezioni) si mettono a fare i dispetti al proprio sindaco, magari perché il sindaco blocca la “manovrina d’aula” (guardatevi a questo proposito questo video di Riccardo Magi), una cosina che doveva servire a distrubuire un po’ di soldi a progetti e associazioni varie che il sindaco non ha voluto fare approvare. I maligni sostengono che quei soldi servono a pagare le costose campagne elettorali degli eletti (ve lo racconto per ribadire la mia totale contrarietà alle preferenze che alimentano baronati, clientelismo e lobbismo), i più benigni si limitano a dire che servono a finanziare progetti di associazioni vicine agli eletti, ma che comunque a qualcosa servono. I propendo più per la prima versione e penso (come lo penso per tutte le manovre di questo tipo, anche in Parlamento) che i soldi pubblici debbano essere destinati in base ad un criterio complessivo che risponda alla visione di governo. Certo non allo sguardo individualista e limitato dei singoli consiglieri.
Ora da gennaio si sta combattendo una strana battaglia. Mentre il sindaco Marino è alle prese con le nomine Ama (anche questa ovviamente presa in totale indipendenza), con l’emergenza atmosferica, parte del PD sta facendo mancare il numero legale in aula per approvare l’anagrafe dei rifiuti che dovrebbe servire (e figuriamoci se dopo lera Cerroni non si è capito quanto è urgente ed importante) a tracciare con trasparenza il ciclo dei rifiuti. Ha a che fare con la nostra salute e con la pulizia della nostra città.
Riccardo Magi di cui vi ho postato video ed intervento è in sciopero della fame per tenere alta l’attenzione sul tema, ma anche per denunciare lo stupido ostracismo.
Ora io penso che come iscritti ed elettori del PD dovremmo chiedere al PD Capitolino di darsi una bella svegliata e di dare una mano al sindaco su questo tema e su tutto il resto. Troppo facile concentrare le difficoltà tutte sul sindaco che, per quanto non provenga dall’esperienza ammnistrativa, ce la sta mettendo tutta per sradicare un sistema di potere ormai marcio e malato. Non esiste il PD romano da una parte e il sindaco Marino dall’altra. Marino ha vinto le primarie del centro sinistra, è stato votato dalla maggioranza degli elettori (con un allarme profondo dovuto alla tanta astensione che non fa ben sperare per il futuro) ed è il nostro sindaco. Metterlo in difficoltà e mettere a rischio il suo mandato travolgerà i responsabili prima di lui. Per quanto mi riguarda sarò la prima a denunciare pubblicamente chi, invece di dare una mano, fa buchi nella nave sperando che affondi.
p.s. Segnalo un vasto pezzo di PD che sta sostenendo la battaglia di Magi e che ha scritto al sindaco, agli eletti e al PD Romano segnalando anche che pezzi di PD (contravvenendo al programma sottoscritto quando si sono candidati per Marino sindaco) non stanno votando le unioni civili nei municipi. Io non l’ho firmata, pur condividendone la sostanza, perché è indirizzata a Marino per primo che in questo caso non ha responsabilità, come se già non fosse sotto tiro abbastanza. Credo sia opportuno convocare una Direzione Roma con la presenza di tutti gli eletti romani per fare una verifica collettiva sul programma e sull’efficienza dell’azione politica che come è noto, avendo la maggioranza, a questo punto dipende non soo dal sindaco, ma da quest’ultima.