In seguito ai tragici eventi in Giappone, una delle molte newsletter che ricevo regolarmente si occupa del che fare in caso di contaminazione nucleare. L'articolo si apre con la conferma che la situazione presso la centrale nucleare di Fukushima e' ben diversa da quella verificatasi a Chernobil 25 anni fa e che e' estremamante improbabile che il semplice protocollo qui descritto possa servirvi nei prossimi giorni, soprattutto, aggiungo io, se non siete in Giappone. Ma per quanto improbabile, la possibilita' di incidenti in una centrale nucleare non e' inesistente, per cui metto quanto segue in un cassetto, nella speranza che lì resti indefinitivamente, ma nella consapevolezza che non si sa mai...
L'asso nella manica, in questi casi, e' lo iodio. Gli adulti (fino ai 40 anni) dovrebbero assumerne, in caso di contaminazione con materiale radioattivo, 130 milligrammi (mg), cioe' circa 700 volte la quantita' giornaliera generalmente consigliata di 150 microgrammi (μg). Gli adulti sopra i 40 anni dovrebbero assumere iodio solo se esposti ad alte dosi di radiazioni, in quanto meno a rischio di tumore alla tiroide. Piu' in avanti si e' con gli anni, minore e' il rischio e minore la necessita' di assumere iodio.
In gravidanza, la dose necessaria a proteggere sia la madre che la tiroide del feto e' di 130 mg.
I bambini dai tre anni e i giovani fino ai 18 dovrebbero assumere 65 mg di iodio. Se di peso superiore ai circa 75 kg, la dose sale a 130 mg indipendentemente dall'eta'. Sotto i tre anni, la dose e' di 32 mg. Nel primo mese di vita e' di 16 mg.
Si noti che queste sono tutte dosi singole e che offrono protezione per 24 ore, il che e' in genere sufficiente. In certe situazioni, pero', le autorita' mediche potrebbero consigliare (e distribuire) dosi di iodio per piu' giorni, ma l'articolo sottolinea come tale approccio sia da prendere solo sotto controllo medico.
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