Che favolosa esperienza! Mentre scrivo questo articolo di sport coaching sono sull’aereo di ritorno da Amsterdam (no aspetta un attimo, non intendo “favolosa” in quel senso! :-)). Si è svolta infatti la Conferenza Europea della Society of NLP durante la quale ho avuto l’onore di essere relatore insieme a pezzi grossi della formazione tra cui il dott. Richard Bandler (co-creatore della Programmazione Neuro Linguistica), John La Valle, Owen Fitzpatrick, ecc.
Se non conosci il mondo della PNL probabilmente questi nomi ti dicono poco… per farti capire è come ritrovarsi al All Star Game del mondo della PNL e del Coaching, in cui sono riuniti alcuni tra i migliori top players. E tu sei lì, tra i protagonisti, a goderti il momento e a dare un valore aggiunto a ciò che sta per accadere: spettacolo!
Bene, mentre sto volando e le mie dita battono sulla tastiera, alzo gli occhi e noto che sullo schermo dell’aereo (ci tengo a precisare Alitalia) stanno proiettando, non so per quale strana ragione, i momenti salienti della finale degli ultimi europei di calcio Italia-Spagna in cui ci siamo presi 4 dolorose “pappine”… manco stessi volando con Iberia.
Ironicamente questo fatto bizzarro mi porta alla mente uno dei concetti che spiegavo durante il mio workshop intitolato “Application of NLP in Sport” (Applicazione della PNL nello sport).
Molti atleti, prendono le splendide immagini e i ricordi meravigliosi di ciò che hanno fatto nella loro carriera e le intrecciano con le immagini di alcuni clamorosi errori o brutte gare che hanno fatto. In questo modo creano una trama confusa, fanno un patchwork di esperienze che portano a uno stato mentale ed emozionale di poca fiducia in se stessi e che non è decisamente ottimale per affrontare la gara successiva.
Purtroppo nello sport (e anche nella scuola) è infatti ancora molto diffusa la “cultura dell’errore”: gli allenatori ci fanno notare ciò che non è andato bene, veniamo rimproverati quando sbagliamo, a scuola ci consegnano i compiti con le sottolineature in rosso quando qualcosa non va… in questo modo il nostro inconscio impara a portare l’attenzione su ciò che non va bene e inizia a riproporcelo con frequenza perché crede che sia ciò che realmente ci importa (visto che glielo facciamo presente continuamente). Un po’ come se il nostro inconscio dicesse: “be’ me lo sta facendo notare così tanto spesso, significa che è importante!”
Invece una delle caratteristiche che ho scoperto essere molto comune tra i grandi campioni nei vari sport, è che questi si ricordano perfettamente tutto ciò che hanno fatto alla grande, tendendo invece a dimenticarsi ciò che non è andato bene.
Questo è il modo migliore per indicare precisamente al tuo inconscio la strada che vuoi seguire.
La mente va allenata, così come il fisico e la tecnica, a “guardare nella direzione giusta” affinché il cervello produca quelle sostanze utili per portartici: non quello (brutta roba) MA QUESTO (bella roba).
Ad esempio uno degli esercizi che faccio fare nel post-gara agli atleti che seguo come mental coach è proprio quello di prendere tutti i ricordi positivi della gara appena trascorsa e farne un “montaggio mentale”: il film dei momenti super! E quando invece la mente va su un errore o qualcosa che è andato male li faccio allenare a rimpicciolire l’immagine mentale ed allontanarla… non quello, MA QUESTO (bella roba).
Credo che ciò vada bene anche in genere nella vita: sii chiaro e dai messaggi precisi al tuo cervello! Dove vuoi andare? Perché è dove concentrerai i tuoi pensieri più spesso che il tuo cervello ti porterà.
Fallo e basta!
È arrivata la fine del volo, finalmente rientro a casa. Ecco l’annuncio del comandante, stiamo atterrando, allacciare le cinture e spegnere tutte le apparecchiature elettron… ;-).
Di Alessandro Mora