Che fine hanno fatto i virus (quelli veri)?

Fonte: commons.wikimedia.org

Qualcuno si ricorda ancora dei virus di una volta? Quelli che ti azzannavano il boot sector e ti costringevano a riformattare tutto per essere sicuro di essertene liberato? Parlo di roba del tipo Flip o Monkey: piccoli pezzi di codice che si attaccavano agli eseguibili e ti infettavano mezzo mondo.

Oggi sembra siano scomparsi. Al loro posto ci sono worm, trojan, spyware e roba simile, anche se impropriamente continuiamo a chiamarli virus. Basta dare un’occhiata alla classifica dei virus più diffusi per rendersene conto.
Non che questi non siano fastidiosi, ma hanno effetti un po’ diversi rispetto ai virus di altri tempi.

Ma cosa è cambiato in poco più di dieci anni? Sono migliorati i sistemi operativi o si sono arresi i programmatori di virus?
Sicuramente c’è stata una certa evoluzione dei sistemi operativi (mi riferisco principalmente ai sistemi operativi Windows, che sono per varie ragioni il bersaglio preferito di virus & C), ma la cosa più significativa è che in realtà è cambiata la piattaforma di riferimento: l’utente.

Per i virus moderni sono più appetibili gli utenti piuttosto che le vulnerabilità dei sistemi operativi. L’aumento del numero di utenti e il conseguente abbassamento del livello medio di competenza tecnica ha fatto sì che l’utente possa essere considerato la nuova vulnerabilità di un sistema, quindi il bersaglio preferito dei nuovi virus.
Un esempio emblematico è il phishing, fenomeno in continua diffusione che fa ogni giorno numerose vittime.

Ma mentre per rimediare ad una vulnerabilità di un sistema operativo è richiesto un impegno attivo da parte di un numero ristretto di utenti speciali (i programmatori) ed un impegno un po’ più blando ( se non nullo) da parte del resto degli utenti per aggiornare il proprio sistema, per rimediare alla vulnerabilità umana c’è bisogno di una formazione adeguata.

Forse un impegno eccessivo per l’utente medio. Si fa prima ad acquistare un antivirus…