Magazine Cultura

"Che genere di musica suoni, ragazzo?"

Creato il 12 ottobre 2010 da Wordsinsound
"Musica Folk"Pythian Temple, West 70th Street e poi dritto in un ristorante nelle vicinanze di Broadway, New York.Robert Allen Zimmerman, un ragazzo magro ed arrivato lì su una Impala del 1957 risponde così alla prima domanda che gli venne fatta da Billy James, il responsabile dell'ufficio stampa di una modesta discografica, in una fredda giornata nella Grande Mela. Bob Dylan, questo gli sembrò il nome meno signorile con il quale presentarsi davanti al modesto pubblico dei fumosi locali. Poi le luci del "Caffè Wha?" e dopo quelle del "Gaslight" e dopo...tutto quello che un giovane di Duluth avrebbe mai desiderato.Lascio a chi di documenti ne ha tanti il difficile compito di scrivere, riscrivere e inventare mille e più storie sul menestrello, folksinger, cantante di protesta, poeta (mai troverò un appellativo adatto) più famoso della storia cultura popolare. E nel termine "cultura popolare" non sono ammesse truffe mediatiche di vario genere.E così prende vita e forma il mito che avvolge quella sagoma dai capelli arruffati e neri, il viso scarno e gli zigomi alti, gli occhi non assentì nè pensierosi, ma romantici e pieni di poesia, di storie da raccontare. Il ragazzino diventa un uomo perso tra le visioni di Johanna, della Ragazza dagli occhi tristi delle terre lontane, del soldato John Brown, di colui che bussa alla porta del Paradiso e della gente che abita in Desolation Row; complicato, il mondo di questo artista. Chiamato "Giuda" per aver tradito il suo stesso alterego, quello che imbracciava una chitarra acustica ed un'armonica, per vendersi al rock n'roll delle star. Alla musica del diavolo.  E lui rispondeva: "Non vi credo, siete dei bugiardi" e continuava indisturbato il suo cammino verso un futuro incerto. "Suonatela fottutamente forte", ecco cosa disse prima di sovrastare con "Like a rolling stone" il pubblico adirato ed i suoi fischi. Quella buffa figura vestita con pantaloni a righe farà molto parlare di sè. Ci vuole coraggio, egoismo, voglia di rompere con il passato per creare qualcosa di nuovo. Eppure Dylan è così umano e privo di orpelli. "Blowin' in the wind", un'epoca in versi. Ogni generazione dovrebbe conoscerla."Just like a woman", "Mr.Tambourine Man", "Shooting star", "Man in the long black coat" ed un' immaginaria,  sghemba terra di country, blues, visioni oscure e verità di fede, di cimiteri della vecchia  New Orleans e di camere d'albergo in cui consumava le notti seduto sul pavimento, a scrivere . Perchè ascoltare oggi quella voce gracchiante che inondava i giovani o ancora il bluesman vagamente noir dei giorni nostri vuol dire essere tra i "pochi" che hanno deciso di non lasciare che una parte della storia dell'uomo, perchè è di questo che stiamo parlando, vada persa tra i soffi del vento."Some people tell me I've got the blood of the land in my voice"E la terra non può che essere felice di avere un figlio come Dylan.Ed infine, uno dei versi che ho deciso di non dimenticare mai:"I wish, I wish in vainwe could sit simply in that room again.A thousand dollars at the drop of a hat,I'd give it all gladly if out lives could be like that"La semplicità e l'amicizia, Dylan ha iniziato così.Ognuno ha la sua storia, io una parte della mia l'ho scritta insieme a quest'uomo, ascoltando le sue canzoni. GrazieR.Clockheart

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines