Per l’ennesima volta si annuncia di vedere la luce in fondo al tunnel. La ripresina è in arrivo, pur se si teme che sia “senza lavoro” (cioè senza reale diminuzione della disoccupazione). “Sta finendo la più grande crisi attraversata dal paese dalla fine della guerra mondiale”; più o meno queste le alate parole dell’uomo dell’Aspen Institute, grande cervellone e democristiano “sputato”, che guida questo “Monti bis”, denominato però “governo Letta”.
Diciamo subito che la crisi, iniziata ufficialmente nel 2008, non è stata per nulla la più grave passata dal paese dal 1945 ad oggi. E stata una crisi diversa dalle altre; e continua ad esserlo alla faccia dei bischeri fatti passare per grandi economisti, grandi tecnici, alcuni con premio Nobel annesso. Il sottoscritto, che per sua fortuna è un “picciol uomo”, ignorato dall’enorme massa di “sapientoni”, rilevò entro pochi mesi che la crisi assomigliava molto a quella di fine ‘800; quasi un quarto di secolo di stagnazione sostanziale, ma senza gravi sconquassi (lo scossone robusto, come al solito finanziario, arrivò nel 1907), non generalizzata a tutti i paesi, con andamento del Pil altalenante, un rapido progresso tecnologico, ecc.
La crisi non rispettò nessuno di quei cicli – lunghi, medi, brevi – su cui si dilettano gli economisti, in quanto scienziati…… Si instaurò subito dopo la guerra franco-prussiana, in cui nacque ufficialmente (1871) la Germania, uno dei paesi in ascesa mentre era in lento declino l’Inghilterra e si instaurava con sempre maggiore nettezza il multipolarismo che avrebbe condotto, ben più tardi, ai grandi scontri policentrici (“imperialistici”) della prima metà del secolo XX. La crisi attuale – ripeto che è simile, grosso modo, a quella appena ricordata – è stata particolarmente grave nel nostro paese grazie ad una ben orchestrata campagna mediatica, assistita certamente da manovre finanziarie condotte con normale consuetudine e da una politica lasciata in mano a cialtroni che, tuttavia, ormai da vent’anni stanno impestando tale ambiente; non c’è proprio nulla di nuovo, salvo il presentarsi in scena dei cosiddetti “grillini”, una masnada di clowns di una insensatezza senza dubbio superiore all’usuale.
Abbiamo avuto ondate di suicidi di imprenditori (le statistiche hanno poi rivelato che sono stati poco più frequenti rispetto ad altri periodi), grandi crolli di borsa (il solito andamento ad altalena indispensabile a tosare i vari gonzi, spaventati ed esaltati a seconda dei casi), un esasperato can can sullo spread, che è sparito all’istante appena ottenuto il risultato voluto (arrivo del “primo Monti” atto a preparare il secondo con l’intermezzo della rielezione del miglior rappresentante possibile per gli Stati Uniti obamiani in qualche difficoltà). Due mesi fa, il 58% degli italiani avrebbero rinunciato alle ferie; un mese fa erano un terzo. Adesso le città si sono svuotate, vai a prenotare un volo per dove vuoi se ne trovi ancora di liberi, i luoghi di villeggiatura non sembrano per nulla vuoti; nemmeno i ristoranti non in ferie nelle città sembrano deserti; ecc. ecc. A fine stagione, si tratterà di vedere come sarà messo il governo. Se si accetterà di tenerlo in piedi senza troppe convulsioni, vedrete che la stagione turistica avrà rispettato i criteri della “ripresina annunciata”; altrimenti, verrà statisticamente ufficializzata una crisi dura, e si inviteranno tutti alla responsabilità, a non far cadere il governo in questione per non andare incontro ad “avventure”. Perfino la luce in fondo al tunnel si affievolirebbe, la crisi riprenderebbe vigore.
Nel frattempo, si è anche deciso che era meglio non dare troppa libertà al “nano”; più utile tenerlo sotto pressione, sotto minaccia di carcere. Meglio discutere di come concedergli la mitica “agibilità politica”; maggiore o minore a seconda del suo senso di responsabilità verso il governo, quindi verso il presdelarep in quanto massimo garante dell’“alleanza” (sic!) con gli Stati Uniti dell’era Obama. Non credo che qualcosa sia sfuggito di mano, che ci sia stato qualche colpo di coda delle frange dette giustizialiste del Pd. I magistrati hanno fatto quello che in fondo si è chiesto loro. D’accordo: qualche anno fa, all’inizio del “cedimento strutturale” dell’ometto di Arcore, vi ricorderete la sceneggiata. Egli si avvicinò ad Obama, gli disse a voce troppo alta che era perseguitato in Italia (che c…. avrebbe dovuto fregargliene al presdegliusa di tale fatto!). L’abbronzato rispose a voce più bassa, ma poi Palazzo Chigi fece conoscere (non smentito dalla Casa Bianca) che aveva pronunciato: “o non caschi o caschi in piedi” (ancora una volta rilevo: ma era Obama che doveva decidere per conto della sedicente “giustizia” in Italia?).
I nostri magistrati, “fegatacci inusitati”, hanno osato fare marameo al più potente uomo del mondo (per la verità, obbligato a chiedere scusa ad una donna che aveva mortalmente offeso giudicandola avvenente)? Nemmeno per sogno. Su consiglio di chi adesso sta meditando su come risolvere il problema della “agibilità politica” dell’ometto, si è deciso di tenere quest’ultimo sotto “spada di Damocle”, anche perché costui è un po’ “burlone”, magari ne combina una delle sue. Il lettore si chiederà se ho dimenticato il punto di partenza, la nostra “grave crisi economica”. No, per nulla, poiché tale crisi è comunque legata – non esclusivamente, ma per i suoi tratti salienti – alle vicende che ho tratteggiato, sia pure in forma un po’ buffonesca perché altro non meritavano.
C’è senza dubbio un aspetto generale (cioè non solo italiano) della crisi del 2008. E’ appunto quello già detto sopra (e molte altre volte in vari pezzi apparsi nel blog). E’ una crisi da iniziale s-regolazione del sistema, detto globale, a causa dell’indebolimento del paese che – dopo la fine del mondo bipolare – sembrava dover assicurare un controllo centrale. Ovviamente non completo, non esaustivo, ma comunque sufficiente a rendere detto sistema soggetto alle più normali crisi economiche, quelle appunto caratterizzate dai vari cicli studiati dagli economisti. Tali crisi – che nel campo “occidentale” del bipolarismo, dominato dal centro statunitense, avevano assunto quei connotati che le fecero definire recessioni – sono del tutto differenti dalla “grande depressione” come fu definita la stagnazione di fine ‘800 (lo ripeto: non generale e non priva di sprazzi e di ….. “ripresine”).
Una simile fase depressiva ha ben poco della crisi economica, con le sue tipiche fasi cicliche. Gli aspetti economici – in specie finanziari, che sono fra i più flessibili e agilmente manovrabili con una certa rapidità di effetti – sono quelli che appaiono alla vista più superficiale; il che è ovvio pensando al carattere pur sempre generalmente mercantile delle società odierne, ivi comprese quelle un tempo definite “socialiste”, ormai in buona parte omologatesi alle altre. L’aspetto stagnante – molto più accentuato in alcuni paesi, meno in altri, mai inoltre costante e perpetuo, ma invece attraversato da periodici “bagliori” (la “luce in fondo al tunnel”, la “ripresina”, ecc.) – è il risultato dell’incertezza dei rapporti (di forza) in sede internazionale: rapporti “interstatali”, che sono pure rapporti tra le diverse economie dei vari paesi. Soprattutto, però, questi rapporti interstatali, che hanno ovviamente connotati eminentemente politici, si condensano in una serie di complesse interrelazioni tra le strutture sociali dei differenti paesi. In definitiva, una crisi come quella odierna non può essere affrontata – nemmeno in sede di semplice analisi (di fase) – sulla base di dati economici. Qui sta il falso propalato dagli attuali meschini personaggi politici in Italia; essi straparlano solo di difficoltà economiche e di misure economiche dichiarate idonee a risolverle, dimenticando totalmente (volutamente, sia chiaro, per totale servilismo verso i predominanti Usa) la questione centrale dell’epoca (multipolare): la politica estera che dovrebbe essere indirizzata alla decisa difesa della propria autonomia nazionale.
Torneremo, e spesso, su tale problema, lo vedremo sotto numerose e differenti angolazioni. Ho in un certo senso torto il bastone nell’altro senso, quasi irridendo alle questioni relative alle difficoltà dell’economia italiana, che si riflettono comunque negativamente sulle condizioni di vita della popolazione. L’ho fatto espressamente per porre in luce quanto canaglie siano coloro che ci governano nonché quelli che tengono loro bordone in qualità di tecnici (economisti da quattro soldi pur se superpremiati e supervalutati), di manipolatori dell’opinione pubblica (ivi compresi alcuni falsi critici che indirizzano verso il vuoto pneumatico i loro mugugni onde renderli sterili e impedire ben altro tipo di analisi). Ed è in particolare necessario comprendere l’assoluta inettitudine, incapacità, totale servilismo di quelli che ho definito “cotonieri”; alcuni sugli allori come “grandi magnati” (magari del ben noto e fasullo “made in Italy”).
Non a caso, qualche commentatore (forse anche in buona fede) guarda a certi settori italiani che prosperano, che bisognerebbe allora aiutare per incrementarne lo sviluppo: magari le scarpe e la moda, magari l’occhialeria o altro. Certi settori vanno bene, contribuiscono all’export e dunque alla nostra bilancia commerciale. Non parliamo del turismo, da favorire con misure appropriate. Banalità su banalità; la crisi attuale è crisi di rapporti di forza sul piano mondiale, è ristrutturazione delle relazioni internazionali. Il paese che detiene ancora il primato agisce con energia per evitare di perderlo; ma la sua forza non esplica più effetti di regolazione complessiva, comporta ostacoli e difficoltà per altri paesi in ascesa, che quindi reagiscono secondo tutte le modalità possibili (politiche al 100%) per ridurre la sua predominanza. In questo contesto si è prodotta l’attuale crisi; anche con le sue eventuali ripresine, luci in fondo al tunnel e le altre idiozie di mediocri personaggi che ci stanno portando a fondo.
La nostra situazione interna, l’impressione netta di sfascio sociale accelerato, l’uso inverecondo della “giustizia” in modo assolutamente parziale e per finalità esclusivamente politiche ancorché mascherate (ma solo per i decerebrati irrecuperabili), la vergogna delle “tifoserie” impolitiche del tipo del Pd e del Pdl (meglio non parlare dei “grillini”, un vero fenomeno da baraccone, o dei cosiddetti “sinistri radicali”, semplici banditi in cerca di qualche voto da parte di gruppi di disadattati in netta crescita); tutto questo è frutto di una nostra completa subordinazione alla configurazione dei rapporti internazionali così come la vorrebbero disegnare gli Stati Uniti obamiani con la loro politica estera, sempre più pericolosa proprio perché sta incontrando difficoltà non previste da strateghi evidentemente impreparati e disorientati nella situazione di crescente multipolarismo. La più significativa rappresentazione di questa situazione è il “wow” della Clinton nel mentre fingeva di assistere all’assassinio di Bin Laden. E i nostri fintoni delle grandi crisi di borsa, del terribile significato dell’altrimenti innocuo spread, della ripresina attuale (basta che si sia responsabili mantenendo in vita il governo Napolitano-Letta, il peggiore finora mai avuto in Italia; mantenimento in vita cui è funzionale pure la condanna inflitta all’ometto d’Arcore), ecc. ecc., sono esattamente i seguaci servili di quel “wow”.
Ne parleremo, ne parleremo sempre più. E diciamo basta alle menzogne sulla crisi economica, ora gravissima, ora in via di soluzione a seconda dei bisogni di questi pessimi soggetti che malamente ci governano. Non salviamone nemmeno uno, perché non ce n’è uno che non sia malato fradicio di connivenza con chi ci vuol sottomettere. Questi vogliono fare ammalare l’intero paese, l’intendimento è ormai chiarissimo.
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