Se penso alla mia prima volta da Macy’s mi emoziono ancora. Il tempo dello shopping, lo store più grande al mondo e soprattutto lo store di New York. 111 anni di storia e chissà quante miliardi di emozioni regalate a donne – e non solo credetemi! – del mondo. Come è accaduto a me e come è accaduto a Paola, protagonista del racconto di oggi firmato da Lino. Sognate con noi…
Ieri New York ha ripetuto uno dei suoi riti sacri dell’Independence Day. I fuochi d’artificio,che si ripetono da 35 anni, regalati alla città dall’icona Macy’s, World’s Largest Store, come orgogliosamente campeggia in Herald Square.
È incredibile pensare come questo grande magazzino sia lì da 111 anni e rimanga un punto di riferimento per i locali e per i turisti di tutto il mondo. Un isolato, una decina di piani di shopping, quelle scale mobili in legno che ti fanno tornare indietro nel tempo e ti sembra di sentire note di foxtrot e di charleston.
Ho una particolare passione e affetto per Macy’s, gli devo molto a livello personale. Se avete un po’ di tempo vi racconto perché.
Paola non voleva andare a New York. Ci sono luoghi che ci spaventano senza sapere perché. Paola associava New York a Blade Runner e quest’immagine restava lì a inchiodarla lontano dai grattacieli.
Autunno 1998, in casa domina la tristezza che arriva in certi casi della vita. “Che dici, a Natale ce ne andiamo da qualche parte? Un viaggetto, ci stacchiamo un po’”. “Mi porti a New York?”.
Mattina del 24 dicembre, sveglia alle 3,30, aereo alle 6,30, volo Lufthansa via Francoforte per il Jfk. I biglietti sono pronti da poche ore dopo il “Mi porti a New York”. Ci aspetta un’avventura e un tour de force. Sull’aereo preparo lo schema dei parenti, quasi fossi un allenatore con il suo centravanti: nonni, tre zie e tre zii con rispettive famiglie e cugini. Paola deve arrivare un po’ preparata. Suda già freddo.
Alla sera cena della vigilia e ci troviamo con almeno 50 persone che alternano italese e inglese, tutti che chiedono ‘Cosa si dice in Italia’, fuori luci e colori di decorazioni improbabili che portano anche le renne sui tetti. Le case di Long Island sono uno sfavillio. È divertente, anche quando arriva il vero finto Babbo Natale per le foto davanti all’albero, completamente ubriaco. E cibo a non finire, la telefonata in Italia, la messa di mezzanotte, a letto alle 2. O meglio alle 8, 26 ore filate. Stremati.
Giornata di Natale tranquilla, poi il 26 treno direzione Penn Station. Si va, alla scoperta della grande città. Per me è sempre la prima volta, per Paola lo è realmente. Emozione-paura-curiosità c’è tutto nei suoi occhi. Attraversiamo la folla sotterranea, gli occhi guardano ovunque. Piove. Saliamo la scala mobile. Grigio, fumi dalla strada, rumori. Paola mi guarda, sui suoi occhi c’è scritto a chiare lettere: “Blade Runner, te l’avevo detto…”.
Marciapiede. Grigio. Rumori, suoni, odori, gente. Sguardo a destra, sguardo a sinistra. “Vieni con me”. Semaforo verde. Attraversiamo. Porta roteante, luci. Folla. Primo giorno di saldi da Macy’s. Tutti e 9 i piani. Un hot dog. “Usciamo?”. Sole e luce. Lo sguardo va in alto. Sorriso. “Che bella che è”. Un abbraccio. Conquistata per la seconda volta.
Paola partirebbe anche stasera per tornare lì. Una seconda volta, due anni dopo, non le è bastata.
Grazie Macy’s.
Di Lino Vuotto