Non avete il libero arbitrio,avete l’impressione del libero arbitrio
Quando ti imbatti in adattamento cinematografico da un racconto di Philip K. Dick ti aspetti di vedere un film di fantascienza più o meno tradizionale, magari venato da qualche sottotrama thriller per renderlo più ammiccante al grande pubblico. E invece no. I guardiani del destino è una storia romantica. A renderlo fantascientifico ci pensa il fatto che il protagonista sia un politico simpatico (o quasi), un tipo a posto, uno che ispira fiducia e non disprezzo. Sì, avete capito bene: davvero una cosa dell’altro mondo. L’avete mai visto un politico che è anche una brava persona? Ma non è finita qui, perché il suddetto protagonista è uno che antepone l’amore alla carriera. Siamo abituati agli scandali sessuali dei Berlusconi, dei Marrazzo, degli Strauss-Kahn e invece qui ci troviamo di fronte a un politico romantico, uno che incontra una tipa sull’autobus e poi per ribeccarla prende lo stesso autobus per tre anni di seguito.Ed è qui che capisci che si tratta di pura fantascienza.
Giusto in un film di fantascienza può capitare di incontrare
la donna della vita in un cesso per uomini...
Matt Damon l’ho sempre considerato un Leonardo DiCaprio di serie B: quando una parte la rifiuta lui, ecco che ai produttori di solito viene in mente di chiamare il Damon. Ché poi ha diversi buoni e anche ottimi film in curriculum, però faccio fatica a ricordare una sua prova recitativa che mi abbia davvero convinto: forse solo in The Departed, paradossalmente proprio accanto a DiCaprio. Dopo aver intepretato in maniera poco credibile l’uomo che sussurrava ai morti in Hereafter, il per nulla indemoniato Damon si trova qui più a suo agio nella parte dell’uomo politico giovane e rassicurante, una specie di Matteo Renzi in salsa yankee. Però a me resta sempre in testa il pensiero che con un altro attore il film ne avrebbe solo guadagnato…
Un momento Black Swan...
Lasciati da parte comunque i presupposti per trovarci di fronte a un fanta-thriller politico alla The Manchurian Candidate, il film segue la strada inaspettata e riuscita di una fantascienza sentimentale ed è qui che i guardiani/guardoni del destino entrano in gioco. Sono infatti loro che cercheranno di ostacolare la storia d’amore tra Matt Damon ed Emily Blunt. Perché? A voi scoprirlo, però un po’ li capisco: anch’io avrei ostacolato la scelta di questi due attori in favore di altri. Con Leo DiCaprio e quel peperino di Zooey Deschanel la storia sì che avrebbe fatto scintille. Così ci dobbiamo accontentare di una pellicola ottima, godibile e ben sopra la media.A convincermi in pieno è invece il cast di contorno, con i cosiddetti guardiani del titolo interpretati da Anthony Mackie, per me il nuovo Denzel Washington (ho esagerato? E allora dico che potrebbe anche diventare meglio di Denzel Washington) e il grandioso John Slattery, il bianco di capelli di Mad Men. E su questo blog ogni volta che si cita Mad Men si fa un inchino di riverenza.Se i guardiani del destino agiscono in una maniera che ricorda l’agente Smith di Matrix e la storia è una fantascienza intrisa di romanticismo tra Non lasciarmi e Gattaca, quello che manca è però un tocco d’autore forte. George Nelfi dirige con mano sicura (ho sempre voluto scrivere questa frase!), ma senza troppa personalità. Però può migliorare e per intanto ha realizzato un’opera d’esordio ben al di sopra della media e ben più interessante di quanto fatto da molti altri più blasonati colleghi.