Che ne sanno delle tue mani rugose
ingiallite dal tabacco fumato
sui giacigli di fieno e sudore.
Che ne sanno delle mie dita
scivolate nell’uva fragola
come radici che fanno casa
nel ventre della terra
prima che un fiume
di porpora acceso
mi bagni i peccati.
Che ne sanno della croce sul pane,
poi intinto nell’olio
spolverato d’origano.
Del buono odore di un fuoco acceso,
della cenere di castagni
in cui si perdono memorie
e lacrime di storia.
Che ne sanno di ricchezza
nonostante le tasche vuote,
di silenzi lontani
nel suono nervoso delle civette.
Che ne sanno di quanta energia
sprigiona la quiete dell’anima
su un dondolo di ginepri.
Sento ancora quel canto,
amato nonno.
Lleru lleru del Sud
che non vede tramonto.
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane