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Che ne sarà del giornalismo?

Da Paciampi

Il punto non sono le tecnologie, è il modo in cui le persone le stanno utilizzando
Il giornalismo che non ha paura della grande ReteAttacchi questo libro, un po' timoroso di doverti sciroppare una lettura impervia, buona per gli addetti ai lavori, e invece ecco subito una frase che inquadra il problema. E che ti fa capire che il problema non è solo degli addetti ai lavori, appunto. E' di tutti, perché tutti, volenti o nolenti, sono e saranno obbligati a interrogarsi sulla società dell'informazione, su quello che saremo e che diventeremo nel mondo della Rete, delle tecnologie digitale, dei social network.
Perfino i libri: che diventeranno i libri che finora ho accumulato sui miei scaffali, scaffale dopo scaffale, con istinti compulsivi? e che diventerà la lettura?
Solo per dire, naturalmente, perché non c'è cosa, presumibilmente, che nei prossimi anni non starà dentro il mutamento.
Da un po' di tempo mi intriga in particolare cercare di capire cosa ne sarà il giornalismo, in un mondo invaso, anzi direi alluvionato, da informazioni di cui i giornalisti non sono più i produttori. Insomma, cosa ne sarà del giornalismo, inteso come professione che qualcuno dà già per morta, non senza qualche compiacimento?
Beh, tra tutti i libri che sul tema ho letto fin qui, Giornalismo e nuovi media. L'informazione al tempi del citizen journalism  di Sergio Maistrello  (Apogeo edizioni) è senz'altro il migliore. Serio, documentato, concreto e anche rassicurante, ma solo grazie alla forza dei fatti.
E una volta messo via, credo che ci rimarranno impressi almeno tre punti. Che guardare all'indietro non serve a niente, è come opporre una linea Maginot contro la rivoluzione tecnologica (cioé perdere senza nemmeno combattere). Che il futuro risiede nella capacità di sintonizzare il giornalismo dei professionisti con il giornalismo dei cittadini. Che il giornalismo come mestiere saprà sopravvivere nella misura in cui difenderà la qualità, contro tutto e tutti.
Bello, però. Chiudono i giornali, i giornalisti vanno a casa. Però si può provare anche a dire, con Mark Briggs: Non c'è mai stato un momento migliore per essere giornalisti.
Basta saper raccogliere la sfida.


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