Che paradosso

Creato il 01 agosto 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Il 43% dei giovani, disoccupati o neet che siano, è a spasso, i loro genitori non se la passano meglio. Intanto, le poche soluzioni che il Governo prova a prendere finiscono, inevitabilmente, in un buco nell'acqua, causa pessima programmazione, scarso impegno e ancora più scarsi fondi.

Le soluzioni ci sono, ma non vengono minimamente prese in considerazione: investire nelle nuove tecnologie? No! Investire nel capitale umano? No! Rinnovare il nostro antiquato sistema economico? No! Direi che la politica non è solo miope, ma anche parecchio masochista.

Prendiamo, ad esempio, il caso delle start up. Paradossalmente, l'Italia rappresenta la loro culla ideale: siamo, infatti, il Paese delle piccole e medie imprese, possediamo una manodopera altamente qualificata e non eccessivamente costosa, la nostra "artigianalità" di alta qualità (il Made in Italy), perfino nelle nuove tecnologie, è riconosciuta a livello mondiale.

Ecco perchè, secondo il Venture capital monitor della LIUC, tra finanziamenti pubblici e privati, negli ultimi anni, sono stati spesi oltre 83 milioni di euro, in investimenti per le start up italiane che, nel giro di poco tempo, sono arrivate a superare le 1500 unità (dati Ministero del Lavoro).

Certo, i numeri sono ancora lontanissimi dagli altri Paesi Europei: in Italia, infatti, le start up rappresentano il 5% delle imprese, contro ben il 26% dell'Inghilterra o il 16% della Germania, eppure qui non mancano i talenti, le idee e, seppure in quantità nettamente inferiori, rispetto agli altri Paesi, gli investimenti. Eppure, non si hanno notizie di start up nostrane che sono "esplose" e si sono fatte grandi, all'interno dei nostri confini. Come mai?

Tanto per cominciare, l'assurdità del sistema economico italiano, fatto di troppa burocrazia, che rallenta la crescita e l'espansione del fenomeno. Nel nostro  Paese, infatti, occorrono dai 5 ai 7 anni, per permettere ad una start up di diventare un'azienda vera e propria: uno sproposito, se si pensa che, negli Stati Uniti, bastano dai 2 ai 3 anni di tempo.

A questo aggiungiamo, inoltre, la crisi del credito nel nostro Paese, con le banche che non concedono finanziamenti tanto facilmente, cui va aggiunta anche la scarsa lungimiranza della politica che, a parte qualche intervento di poco conto, non ha mai preso seriamente in considerazione il fenomeno.

Pochi soldi e poca considerazione, insomma, che spingono anche le start up italiane ad emigrare all'estero: Stati Uniti, soprattutto, considerati la Mecca del settore, anche se, negli ultimi anni, la Cina guadagna terreno, come meta dei nostri aspiranti imprenditori.

A parte le parole e gli slogan elettorali, nei fatti, nessuno ha fatto il benchè minimo tentativo non solo di fermare questa follia, ma neanche di tamponare la falla e la recente performance di Renzi, al Digital Venice, dimostra che non ci saranno cambiamenti di sorta nel breve – e neanche nel lungo, temo – periodo.

Ed eccoci, quindi, al fenomenale paradosso italiano: il nostro sistema Paese investe, gli altri ne raccoglieranno i frutti.

Danilo


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