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Che rabbia

Da Mammabook

Che rabbia
Il piccolo si sveglia. Nonfaccio in tempo a portarlo fuori dalla sua stanza che ha già puntato il ditinoverso la scrivania e verseggia per farsi portare davanti al computer.   - No, ora no.   È sveglioda appena due minuti e già siamo in lotta. Gli levo il sacco nanna mentre sicontorce per scendere dal letto e andare dove gli pare, provo a distrarlo conoggetti, parole, canzoncine, e alla fine in qualche modo riusciamo a scenderele scale e andare in cucina a fare merenda.
   Che fatica avere un anno. Tu saibenissimo cosa vuoi. La canzone con le immagini che sta dentro quella tivùpiccola che si piega, i biscotti con lo zucchero sopra che stanno dentro quellosportello alto col vetro, la bottiglietta con le bolle che papà mette sempre incima a quel mobile con i libri – e voglio farle io, le bolle!  E invece – no, no, no, no. Mi annoio,mi arrabbio e qualche volta mi arrabbio proprio di brutto. Mi lascio cadere(così piango anche per la botta), strillo fino a diventare nero. Così facciospaventare mamma e papà e vedo se finalmente si arrendono…
   Manuale alla mano.   - Ma non dovrebbe ancora avere lamemoria troppo corta per sapere dove abbiamo nascosto le bolle ieri sera?!   E nel frattempo il piccolozampetta per la stanza con il tubo per le bolle di sapone, APERTO, mentre laparte tonda in plastica gronda acqua e sapone sul pavimento e il piccolo soffiain tutt’altra direzione, e noi preghiamo che non rovesci tutto per terra. O chealmeno l’altro genitore si alzi per tempo.   Che rabbia, che rabbia avere ache fare con te, a volte. Prima mangiavi tutto, ora sei diventato difficile.Preparo tre pasti diversi, li snobbi tutti e mi chiedi una banana. Quando vabene. Passi le ore sulle scale di casa senza deciderti se andiamo su o giù. Alsupermercato ti alzi in piedi nel carrello e quando vinci e ti metto giù scappivia. Basta, ora mi trasferisco vicino a mia madre e le mollo il bimbo tutti ipomeriggi. O mi prendo una baby-sitter un pomeriggio su due e pazienza se nonarriviamo a fine mese. O semplicemente ti infilo a letto anche se non hai sonnoe prego che ti addormenti…
   Alla fine non faccio niente.
   Ti guardo finché non miintenerisco. Magari dico sempre no – dopotutto ho ragione io – ma mi sonoricordata anche di te. E ti copro il faccino arrabbiato e urlante di bacinifinché non ti arrabbi anche per quello. O se mi sento particolarmente cattivati faccio un sacco di solletico… e alla fine ridiamo tutte e due, e andiamo afare qualcos’altro. Quello che mi salva dalla tua – e dalla mia – rabbia allafine è la lucidità, il senso dell’umorismo, e… tu. La minuscola causa dei mieiproblemi che dopotutto sta solo cercando di crescere…
Che rabbia

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