Autore: Xavier Deneux.
Editore: Tourbillon.
Età: 2 anni.
Autore: Mireille d'Allancé.
Editore: Babalibri.
Età: 3 anni.
Il primo è un dono della nonna dello scorso anno, stesso periodo, infatti, mi pare, arrivò per il secondo compleanno di Mimi che noi eravamo in vacanza e lei andava sfoderando di giorno in giorno una serie di formidabili piazzate isteriche diurne e notturne, che devono aver lasciato il segno nella memoria di chi trascorse con noi tutta o parte di quella spossante vacanza.
Il secondo l'avevo acquistato io dopo aver letto qualche recensione positiva qua e là sul web e avergli dato un'occhiata in libreria, anche se poi ho preso on-line la versione in brossura, naturalmente più economica rispetto a quella rilegata, e sufficiente a mio parere in rapporto all'impatto del libro, che in fondo non è tra i nostri più gettonati.
Ma, a parte la scarsa fantasia dimostrata nella scelta del titolo dai due autori, quel che mi ha colpito è stato l'approccio molto simile nell'affrontare il problema, e poi il fatto stesso che esistessero due libri che si ponessero l'obiettivo di far riflettere i bambini su un loro stato d'animo tanto naturale quanto a volte al di fuori dal loro controllo, e in certi casi, soverchiante.
Il fatto è che prima di avere Mimi, non avevo mai pensato che la rabbia potesse rappresentare un argomento di discussione e riflessione, nè un elemento talmente presente nella vita di un bambino da dover addirittura diventare oggetto di strategie per affrontare il quale.
Poi è capitata questa figlia da mille litigi al giorno (in effetti il periodo in cui i due librini furono acquistati, tra i 18 mesi e i due anni, fu davvero di fuoco, e non passava giornata senza infiniti pianti e urla e nervi a pezzi), che di punto in bianco nel giro di pochi mesi mi si era trasformata nell'incredibile Hulk, e non è strano che sia io che mia madre, all'insaputa l'una dell'altra abbiamo avuto la stessa pensata, di prendere cioè in contropiede quella rabbia, attaccandola dal lato per il quale Mimi si mostrava più abbordabile e docile: la lettura.
Ora c'è da dire che, per quanto simili, i due libri si riferiscono secondo me a due età un poco diverse.
Il primo forse può essere adatto a bambini intorno ai due anni, ancora poco avvezzi a letture articolate su più livelli interpretativi, con una storia molto semplice, un testo ai limiti della didascalia.
Il secondo forse richiede una capacità di estrapolare dalla storia che appartiene ai bimbi già intorno ai tre anni, che iniziano inoltre ad essere in grado di ragionare sopra i loro comportamenti e in parte, se aiutati e guidati con pazienza dai genitori, anche a tentare di modificarli.
Noi ci stiamo lavorando da entrambe le parti, perché mi ritrovo molto spesso a pensare che le mie risposte alla sua rabbia finiscono troppe volte per approdare in atteggiamenti a loro volta violenti: urla, minacce, ricatti, lunghi rimproveri, umiliazioni verbali (quando fai così sei proprio piccola!), talvolta bruschi allontanamenti da me che la gettano nella disperazione più totale.
Non è facile, dunque, fronteggiare la rabbia nelle sue derivazioni più tenaci e recidive, non solo da parte dei bambini che la vivono dall'interno, ma neppure per un genitore che si trova nel difficile e duplice compito di fronteggiarla dall'esterno, offrendosi come punto di appoggio per il piccolo in balia dei propri impulsi distruttivi, e di gestire la propria, fornendo quindi un immediato esempio comportamentale su come dominarla e gestirla anche nelle situazioni più critiche.
Diciamo che da questo punto di vista i due libri possono costituire anche un riferimento per quel genitore che cerchi risposte positive da proporre nei momenti di crisi da furia infantile.
In questo senso i due libri offrono risposte simili ma differenti.
Nel primo libro due coniglietti Marco e Lisa giocano insieme, ma il crollo della torre che stavano costruendo fa infuriare Marco, che inizia a dare sfogo alla sua rabbia tirando calci a destra e a manca.
La crisi viene superata quando Lisa decide di allontanarsi un po' e di dedicarsi per conto suo ad un'altra attività, dalla quale ben presto anche Marco si lascerà coinvolgere, dimenticandosi semplicemente i motivi della sua precedente rabbia.
Nel secondo libro Roberto torna a casa di pessimo umore e dopo una serie di rispostacce viene mandato in camera sua dal papà. Qui la rabbia accumulata esplode finalmente e prende la forma di un rosso bestione che inizia a dar sfogo della propria forza distruttrice mettendo a soqquadro la stanza.
A un certo punto, allarmato dai danni che quel bestione stava combinando, è Roberto stesso a porre un freno alla "cosa", che viene cacciata dentro una scatola, permettendo così al bambino di rimediare ai guai combinati.
Il primo racconto, di una semplicità disarmante, credo si rivolga a bambini ancora piccoli, per i quali l'esplosione subitanea di rabbia può essere dettata da un episodio frustrante, nel gioco per esempio, che vanifica l'impegno profuso alla realizzazione di un certo obiettivo.
Conosco. Lo faceva anche Mimi quando era più piccola, ogni volta che le si proponeva un gioco che non era capace di utilizzare. Lo ha fatto a un anno con la mousebox, lo ha fatto fino a pochissimo tempo fa con le costruzioni da impilare. Lo faceva quando voleva ma non riusciva a infilarsi e sfilarsi da sola scarpe, giacca o altro. Le mancava la pazienza di imparare dai propri errori. Le saltava la mosca al naso e buttava tutto all'aria.
Ma poi con l'aumentare delle proprie capacità manuali anche questa fase è passata.
Devo dire che il suggerimento del libro di ignorare e passare ad altro, finchè il bambino non si distrae interessandosi ad una qualsiasi altra attività proposta indirettamente dal genitore non sempre funziona, ma può essere una strada.
Che il bambino parta invece da questa storia per lavorare sul proprio comportamento mi sembra poco auspicabile a livello pratico, ma forse utile come esemplificazione a posteriori di situazioni fin troppo note in cui rivedersi, e iniziare a capirsi.
La storia di Roberto è un pochino più complessa perché intanto la rabbia nasce da uno stato d'animo rancoroso che va in crescendo, e non da un singolo episodio, come è tipico di bambini che già iniziano a saper dominare i propri impulsi, ma poi "sbrocca" tutto insieme e si materializza in un essere al di fuori di lui. Non credo che questa metafora sia di facile comprensione per un bambino, neppure dell'età della mia (3 anni).
Infatti credo che il significato della storia lo abbia poco "afferrato" fino a poco tempo fa.
Poi di recente lo abbiamo ripreso in mano e ci abbiamo un po' ragionato sopra.
Le ho spiegato che a volte, quando uno è tanto arrabbiato, può fare delle cose proprio brutte, che non vorrebbe fare mai, come se ci fosse un mostrone dentro di lui/lei che le facesse al posto suo, e quel mostro noi lo chiamiamo "rabbia".
Come per Roberto anche a noi capita a volte di non essere in grado di fermarlo subito, ma appena riusciamo a farlo, dobbiamo sforzarci di rimandarlo nella scatola e ritornare sereni e sorridenti al vivere civile, prima che faccia troppi danni.
Capire, ha capito. Credo ci si sia identificata molto: "La mia labbia è nela. Quella di Lobelto è lossa" ha detto (e credetemi se vi dico che la sua è nera per davvero). Del resto è una bambina che riflette molto sui suoi comportamenti e ci ritorna sopra, ci ragiona a voce alta cercando risposte e capisce quando sbaglia.
E per quanto riguarda il "vai in camera tua e ritorna solo quando ti sarai calmata": ci ho provato e funziona abbastanza. Impedisce a me di trascendere, permette a lei di decidere da sola quando crede di essere in grado di affrontare di nuovo il mondo delle ordinarie relazioni umane, e insieme legittima entro certi limiti il suo stato emotivo. Succede a tutti di perdere il controllo, e va bene.
Del resto se la rabbia esiste, avrà pure una qualche utilità nell'economia della sopravvivenza della specie e dell'individuo. rappresenta forse un meccanismo di autodifesa del nostro amor proprio.
Il problema è solo non permetterle di impedirci del tutto di vivere, essere capaci di riporla "nella scatola" una volta dato sfogo alle nostre pulsioni distruttive. Capire che possiamo entro certi limiti dominarla, credo aiuti molto la considerazione di sé, e della propria autodeterminazione, senza inutili indugi sul come ci si deve comportare e sensi di colpa annessi e connessi.
In definitiva: due librini senza troppe pretese, che mi sento di consigliare a quei genitori che brancolino disperati tra le maglie degli scoppi d'ira non sempre giustificati, previsti o arginabili dei loro bambini che crescono, quando la rabbia è un ospite abituale e scomodo...
E dopo questo ennesimo pippone pedagogico, eccovi qui di seguito l'accattivante recensione tratta dalla libreria virtuale di Mimi. Enjoy yourself!
L'ira funesta cantami o diva. Ovvero: il ruggito del coniglio mutante.
Marco e Lisa, due simpatici coniglietti umanoidi, giocano in giardino: vogliono costruire una torre altissima, ma l'impresa non è facile come sembra... All'ennesimo crollo della sua grande opera, Marco perde il controllo dei suoi deboli nervi di roditore, tramutandosi in terribile coniglio mutante distruttore.
Lisa corre ai ripari: riuscirà a sedare la furia distruttrice del suo amichetto?
Conturbante epopea esistenziale, ispirata, come sembra, al celebre super eroe mutante noto come l'Incredibile Hulk,vittima di inarrestabili eccessi di verde bile. Ma il filone dell'eroe furioso affonda le sue radici ben più indietro nella storia della letteratura universale: dal divino Achille, al paladino Orlando, fino ad approdare alle più moderne nevrosi sociopatiche e omicide di Taxi Driver, la rabbia repressa è la vera protagonista di questo ameno libriccino, da considerarsi una sorta di psicodramma della violenza per i lettori più piccini.
(NB: oh, non è che dovete prendere sul serio tutte le idiozie che scrivo, eh!)
Suster per: i venerdì del libro.
Vedi anche le nostre precedenti recensioni su: Libri di pupa