Magazine Bambini

Che sonno

Da Mammabook

Che sonno

nella foto: uno dei Tragic Toys di Tim Burton


  Lo fece una notte, quand’eraancora piccolissimo. Non si svegliò una sola volta, e ricordo ancora che saltai sulletto alle sette terrorizzata per trovarlo lì vicino, sul cuscino, che dormivapacificamente. Se l’ha fatto allora, allora era già pronto per farlo! E inveceniente. Siamo andati avanti per dieci mesi, fino all’estate. Due, tre risvegliper notte.   Dove ho sbagliato? All’inizio dicose ne ho sbagliate davvero tante. Segnatevelo, voi secondogeniti che vilamentate di non avere mai avuto i genitori solo per voi. Il primo piccolo è,sì, il centro del mondo, ma ne passa anche di tutti i colori, prima che igenitori imparino a “manipolarlo” come si deve. Quando voleva dormire e ioinvece pensavo che si stesse annoiando, per cui lo scuotevo ancora di più.Tutti quei piacevoli appisolamenti al seno, a cui è stata dura poi dare untaglio. I quattro cambi di pannolino per notte, massacranti e inutili. Insomma,lui magari ne sarebbe stato anche capace, di dormire la notte. Non lo so, nonlo saprò mai, e a questo punto beata ignoranza, potrei non perdonarmelo mai.   E noi? Ci addormentavamo a trequando capitava, appallottolati sul divano, il piccolo in braccio a me chestavo in braccio a papà. Mettevamo in culla il bimbo, e di corsa finivamo sulletto… a dormire, ovviamente. Per sei mesi sono andata a letto alle otto disera, esattamente come il mio bebè. Giuro.   Il punto è che te lo ripetonofino alla nausea che con un pupo a giro non si dorme ma tu, incosciente, non cicredi! Sono sempre i figli degli altri a creare problemi, mica quel cosino che tista crescendo nella pancia… no, tuo figlio non lo farebbe mai. E poi arriva etu finalmente capisci come mai i tuoi colleghi più anziani hanno quei segnaccineri sotto gli occhi. Perché vanno a letto presto, non escono nemmeno per unapizza e soprattutto, sparisconocompletamente dalla circolazione per i primi mesi dopo la nascita di un figlio.  Non ci stai dietro: alla tua vitasociale, a tuo figlio, e meno che mai a te stessa. Tu non esisti più: ci sono azioniminime come il farsi le unghie che sembrano ormai appartenere a una vitalontana su di un altro pianeta, di cui hai qualche vago, lontanissimo ricordo.  Ma anche se in quei primi mesi il temposembra essersi fermato, in qualche modo il tempo sta passando, e anche i risveglinotturni (prima o poi) si superano. E senza che tu te ne renda conto ti ritrovinell’ufficio dell’asilo vicino casa a sentirti dire – Ok, allora tra un anno sicomincia!
   …come: tra un anno? E ticogli in flagrante a tornare melanconicamente col pensiero alle prime notti inospedale, e in particolare a quella sera, quando il piccolo aveva volutodormire solo nelle tue braccia… e un po’ ti dispiace che già, la notte, nonabbia più bisogno della mamma.
Che sonno

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