Istantanee di Fellini
Il film-non film firmato Scola è un denso e accorato album di ricordi. Si poteva spingere un po’ più a fondo? Probabilmente sì.
Che strano chiamarsi Federico (2013), presentato a Venezia 70, si apre con l’arrivo a Roma di Fellini per diventare collaboratore del giornale satirico Marc’Aurelio. Ed è proprio questa fase della vita del Maestro, che si estende di più all’interno della pellicola. E pur essendo una parte ironica, lieve e leggera, fa storcere un po’ il naso. Perché si ha l’impressione che più che del Fellini regista, si voglia raccontare del Fellini giovane, dei suoi esordi e dell’immenso talento a tratteggiare macchiette dell’“Italietta”. E il film segue questi binari, imboccando (raramente) la strada che porta al Fellini regista.
Tuttavia questa impostazione narrativa è funzionale all’arrivo di Scola nella redazione del bisettimanale romano e all’inizio dell’amicizia che legherà i due. Dopotutto l’omaggio di Scola è un ricordo amichevole e divertito e improntato sulle loro lunghe dissertazioni (notturne) in automobile con personaggi sempre diversi e utili a disegnare l’Italia di allora e di oggi. L’interesse di Scola è quello non di mettere a nudo il personaggio Fellini (del quale si è già parlato a lungo in altre sedi), ma di mostrare quanto egli fosse interessato alle figure che si muovevano per Roma, quanto il regista romagnolo fosse un fenomeno di costume, lo specchio di un popolo, l’orgoglio italiano da esportare all’estero. È proprio qui che Scola si sofferma, limitando le immagini di repertorio, ma lasciandosi andare alla fine a un barlume di speranza, che trova libero sfogo in una lunga carrellata di spezzoni dei suoi film, celebri e meno celebri.
Che strano chiamarsi Federico è un atto d’amore, un amichevole epitaffio, che racchiude tutta la vitalità, la goliardia e la passione di Fellini per la sua gente e i suoi lavori, non importa se disegnati su carta o pellicola.
Uscita al cinema: 12 settembre 2013
Voto: ***