Si parla spesso di stress, a volte anche in modo improprio. Ma cosa si intende esattamente con questo termine? Come reagisce il nostro corpo ad un evento stressante? Perché si manifestano in noi determinate reazioni fisiche? Scopriamolo insieme.
Il vocabolario Garzanti dà del termine stress il seguente significato: “Ogni stimolo che, agendo sull’organismo, ne provochi una reazione nervosa, talora patologica“.
Più nello specifico, stimoli esterni o interni, denominati stressors, agiscono sull’individuo attivando, con un insieme di reazioni a catena, il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario. Tali sistemi agiscono in stretta interdipendenza per predisporre l’individuo nella migliore condizione di “blocco”, “attacco” o “fuga”.
Molto spesso abbiamo sentito parlare di animali e persone che di fronte a un grave pericolo si paralizzano, mantenendo un’assoluta immobilità anche in presenza di uno stimolo molto forte; oppure altri che “avvertito” il pericolo fuggono via cercando riparo lontano dalla zona a rischio; o altri ancora che, invece di paralizzarsi dal terrore o fuggire lontano, reagiscono a loro volta aggredendo e attaccando la fonte del pericolo, alimentando così ancor di più il conflitto e provocando l’aumento dell’intensità de sintomi stessi.
La reazione di stress rappresenta dunque un utilissimo meccanismo difensivo con cui l’organismo si sforza di superare le difficoltà per tornare, nel minor tempo possibile, in una condizione di normalità.
Verso la metà del Novecento, la reazione di stress è stata descritta approfonditamente dal fisiologo viennese Hans Selye che l’ha suddivisa in tre fasi:
1 – Fase di allarme – E’ la fase iniziale in cui l’organismo chiama a raccolta tutte le risorse disponibili per un’azione repentina. Determinante è l’azione dell’ipotalamo che, attraverso la secrezione di ormoni specifici, attiva numerosi organi (sistema cardiaco e vascolare, muscolatura liscia…) inibendo contestualmente la mobilità dell’apparato digestivo e favorisce la produzione di betaendorfine (gli antidolorifici dell’organismo) che innalzano la soglia del dolore.
Chi è stato vittima di un incidente (automobilistico, domestico…) e ha riportato ferite anche gravi, non ricorda il dolore fisico di quel momento ma afferma di averlo avvertito nei giorni successivi.
2 – Fase di resistenza o adattamento – E’ la fase in cui ci si adegua alle nuove circostanze. Fino a che permane la condizione di stress, l’organismo deve resistere! L’ipotalamo produce cortisolo in grandi quantità e ciò ha come conseguenza la soppressione delle difese immunitarie. Il ritmo cardiaco continua ad essere accelerato ed i muscoli scheletrici sono tesi.
3 – Fase dell’esaurimento – E’ la fase in cui l’organismo percepisce che il pericolo è stato superato e può dunque rilassarsi. Diminuisce quindi la produzione di adrenalina, noradrenalina e cortisolo. L’effetto stimolante del sistema nervoso simpatico viene sostituito da quello calmante del parasimpatico. Riprende il normale afflusso sanguigno anche alle zone periferiche del corpo.
Gli studenti avranno sicuramente provato quella estrema sensazione di rilassatezza, accompagnata spesso anche da sonnolenza, che sopraggiunge subito dopo aver sostenuto un esame particolarmente impegnativo. E’ come se finalmente il corpo, dopo un lungo momento di tensione, potesse finalmente lasciarsi andare.
Se la fase di resistenza si conclude prima che le riserve energetiche siano state dissipate, nella fase di esaurimento l’individuo può lasciarsi andare ad un piacevole stato di sollievo e torpore. Se invece la fase di resistenza si è protratta troppo a lungo, possono verificarsi conseguenze deleterie per l’organismo proprio a causa dell’inibizione delle difese immunitarie.
Ma quali eventi possono essere ritenuti “stressanti”? Secondo l’americano George L. Engel, un importante esperto di psicosomatica della seconda metà del Novecento, gli avvenimenti che possono assumere per l’individuo un valore stressante sono fondamentalmente di tre tipi:
- una perdita (o minaccia di perdita) di una persona cara, di una parte del corpo, di un bene considerato prezioso;
- un danno (o minaccia di danno);
- la frustrazione di un bisogno, non solo inerente a necessità fondamentali per la sopravvivenza ma anche a bisogni di natura affettiva piuttosto che sociali o culturali.