Vita di Pi
(USA, Cina 2012)
Titolo originale: Life of Pi
Regia: Ang Lee
Sceneggiatura: David Magee
Tratto dal romanzo: Vita di Pi di Yann Martel
Cast: Suraj Sharma, tigre Richard Parker, Irrfan Khan, Ayush Tandon, Gautam Belur, Adil Hussain, Tabu, Rafe Spall, Shravanthi Sainath, Gérard Depardieu
Genere: spiritual survival
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Che vita di Emme, la vita di Pi. Il protagonista di questo film, un ragazzo indiano figlio del proprietario di uno zoo, si fa chiamare Pi, stufo di essere preso per il Ci per via del suo nome completo: Piscine Molitor, in onore di una piscina pubblica di Parigi. Certo che i genitori devono essere dei bei Bi per dare un nome del genere al figlio. Peggio di chi decide di chiamarlo Alessandro Leone. Ogni riferimento a blogger rivali è puramente voluto. Scherzo eh, è un bellissimo nome. Piscine Molitor, intendo.
Un nome come Piscine Molitor, chissà perché, gli attira un sacco di sfottò da parte dei compagnucci di scuola, quei mattacchioni, che lo chiamano: Piscione, Piscialetto, Pischelletto pisciatore, Pistarino… Così il furbone decide di abbreviare il suo nome in Pi, in onore del Pi greco. Non l’avesse mai fatto. In questo modo, fa solo la figura del secchione con gli altri bimbi che il Pi greco non sanno manco cos’è, e quindi la razione di botte che si piglia raddoppia. In più, gli sfottò nei suoi confronti aumentano, perché con Pi la gamma di insulti aumenta anziché diminuire. Gli danno infatti del: Pirla, Piciu, Porco, Puttano e naturalmente gli danno ancora del Piscialetto etc…

"La vista mare c'è, per questo non posso lamentarmi, è tutto come sul depliant.
Per il fatto che il mio posto letto sia occupato da una tigre però mi sa che posso
esigere un rimborso o se non altro un coupon per un altro viaggio."

"Ebbasta con 'sti pesci. Quand'è che mi porti da McDonald's?"
Cosa succede dopo? Cannibal Kappa non è un pezzo di Emme e quindi preferisce non dirvelo, lasciando a voi il piacere di passare le quasi 2 ore successive di film a vedere Pi da solo in mezzo al mare con una tigre, spassandovela per vedere cosa capita loro. Quello che Cannibal Kappa può dire è che per lui è stata un’esperienza non troppo piacevole, diciamo. Se la prima parte del film viaggia anche sui sentieri diligenti della storiella carina, alla The Millionaire, la lunga parte in mezzo al mare è davvero sfiancante. Ang Lee azzecca qualche momento visivamente non male, ma niente che vada oltre un documentario medio di National Geographic. E non fate paragoni con il sommo capolavoro di Terrence Malick The Tree of Life se non volete scatenare l’ira del Cannibal Kappa, che può essere anche peggio di quella di Nettuno e Thor in combo ed è già furioso con quelli dell’Academy per aver nominato la modesta regia molto in stile James Cameron di Ang Lee e non quella strepitosa di Quentin Tarantino per Django Unchained, o quella altrettanto portentosa di Joe Wright per Anna Karenina, di cui avrà modo di parlarvi prossimamente.
"Ma perché non ho dato retta alle previsioni catastrofiste di Studio Aperto
e non mi sono portato dietro un ombrello o almeno un K-Way?"
Ma qual è questa grande rivelazione finale?
Alla fine, viene spiegato come le cose potrebbero essere andate diversamente da come le avevamo vissute fino ad allora. C'è una seconda versione della storia in cui l'orango in realtà è Christoph Waltz, la zebra è Kerry Washington, la iena non è Michael Madsen o Steve Buscemi o Teo Mammuccari, bensì quel cattivone di Leonardo DiCaprio e la tigre altri non è che Jamie Foxx in versione Django. Il tutto si conclude con il classico stallo alla messicana e la classica sparatoria tarantiniana, in cui ad avere la meglio è Django.
Qual è la versione che preferite? Quella con gli animali, o quella tarantiniana?
Volendo tirare le somme, la Vita di Pi non è piaciuta molto a Cannibal Kappa. Se non altro, almeno, la pellicola non si è rivelata per fortuna il “nuovo Avatar” come qualche furbacchione della promozione aveva cercato di spacciare, se non per uno stile registico che punta al facile effetto spettacolare vagamente alla James Cameron. E se non altro è un film che è riuscito nel suo intento principale: quello di avvicinare Cannibal Kappa a Dio. È davvero difficile infatti contare le volte nel corso della visione in cui ha esclamato: “Oddio nooo!” “Cristo Santo, basta!”, “Che Buddha sta succedendo adesso?” e "Ma porco Di!". Cannibal Kappa ha capito che una forza superiore esiste e ha capito che questa forza ha ascoltato le sue preghiere quando sono arrivati i titoli di coda a mettere fine alle sue sofferenze. E' lì allora che Cannibal Kappa ha potuto liberare tutta la sua spiritualità con un: “Grazie Dio.” (voto 5,5/10)






