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Che vita di emme la vita di pi

Creato il 23 gennaio 2013 da Cannibal Kid
Condividi CHE VITA DI EMME LA VITA DI PI Vita di Pi (USA, Cina 2012) Titolo originale: Life of Pi Regia: Ang Lee Sceneggiatura: David Magee Tratto dal romanzo: Vita di Pi di Yann Martel Cast: Suraj Sharma, tigre Richard Parker, Irrfan Khan, Ayush Tandon, Gautam Belur, Adil Hussain, Tabu, Rafe Spall, Shravanthi Sainath, Gérard Depardieu Genere: spiritual survival Se ti piace guarda anche: Cast Away, 127 ore, The Millionaire, La mia vita è uno zoo
Che vita di Emme, la vita di Pi. Il protagonista di questo film, un ragazzo indiano figlio del proprietario di uno zoo, si fa chiamare Pi, stufo di essere preso per il Ci per via del suo nome completo: Piscine Molitor, in onore di una piscina pubblica di Parigi. Certo che i genitori devono essere dei bei Bi per dare un nome del genere al figlio. Peggio di chi decide di chiamarlo Alessandro Leone. Ogni riferimento a blogger rivali è puramente voluto. Scherzo eh, è un bellissimo nome. Piscine Molitor, intendo.
Un nome come Piscine Molitor, chissà perché, gli attira un sacco di sfottò da parte dei compagnucci di scuola, quei mattacchioni, che lo chiamano: Piscione, Piscialetto, Pischelletto pisciatore, Pistarino… Così il furbone decide di abbreviare il suo nome in Pi, in onore del Pi greco. Non l’avesse mai fatto. In questo modo, fa solo la figura del secchione con gli altri bimbi che il Pi greco non sanno manco cos’è, e quindi la razione di botte che si piglia raddoppia. In più, gli sfottò nei suoi confronti aumentano, perché con Pi la gamma di insulti aumenta anziché diminuire. Gli danno infatti del: Pirla, Piciu, Porco, Puttano e naturalmente gli danno ancora del Piscialetto etc…

CHE VITA DI EMME LA VITA DI PI

"La vista mare c'è,  per questo non posso lamentarmi, è tutto come sul depliant.
Per il fatto che il mio posto letto sia occupato da una tigre però mi sa che posso
esigere un rimborso o se non altro un coupon per un altro viaggio."

Fino a che le cose vanno così, la vita di Emme di Pi non è manco così di Emme. Le cose sono destinate a cambiare quando comincia a interessarsi alla religione. Prima quella induista, poi quella cristiana, poi quella musulmana, poi Scientology. Pi però non si accontenta di far parte di una sola religione e le abbraccia tutte. È un poligamo delle religioni. Una cosa che fa girare le balle a un sacco di gente: il Papa, al-Qaeda, il Dalai Lama, Tom Cruise. Sono tutti incazzati con lui. Una situazione peggiore di quella capitata al dannato Cannibal Kappa quando si è messo a criticare Cloud Atlas. Sono tutti incazzati con lui, persino Dio. Il grande capo in persona, che di li in poi gli farà passare una vita davvero di Emme. Stufo di tutte le critiche, Pi decide allora di dedicarsi ad altro. Alla Effe. E una volta che arriva la Effe, che Ci gliene frega a Pi di Dio, della religione e di tutte queste Ci? Pi si innamora di una bella Effe e tutto per lui sembra finalmente andare per il meglio. È qui che però il padre decide di rompere il Ci, prendere il suo zoo pieno di animali e andare via dall’India. Proprio quando Pi aveva cominciato a fare Esse, tanto ma tanto godurioso Esse insieme alla belle Effe, il padre gli scombussola i piani e a Pi non resta altro che ammazzarsi di Pi. Pi è così costretto a prendere la nave insieme alla famiglia e a tutti gli animali che manco Noè ne aveva mai visti così tanti tutti insieme. Una nave che volevano chiamare Titanic, ma poi hanno pensato: “Ma no, quel nome porta sfiga. Chiamiamola Costa Concordia. Con un nome del genere, cosa volete che capiti di male?”. Il viaggio guarda caso non procede tranquillo. Pi, il poligamo delle religioni, con la sua multifede ha fatto incazzare davvero tutti ai piani alti. Persino Nettuno, dio del mare, e Thor, dio del tuono. I due uniscono le forze e lì altroché The Avengers. Insieme scatenano l’inferno in mare. La nave viene colpita da fulmini e saette e l’unico a salvarsi è Pi. “Oh, finalmente una botta di Ci!” esclama contento. Prima di rendersi conto che sulla scialuppa di salvataggio in cui si è imbarcato non è solo. Con lui ci sono anche un orango, e va bene, non sarà una bella Effe, ma almeno non è troppo pericoloso. Una zebra, e va un po’ meno bene perché lui odia la Juve, però oh, non è che si può essere troppo pignoli in una situazione del genere. Quindi una iena, non proprio il massimo della vita, non solo di Pi. E poi c’è persino una tigre. E qua so’ Ci. Ci amari. Se Pi pensava di avere una vita di Emme prima, figuriamoci adesso che ha perso la famiglia e si trova solo soletto in mezzo al mare. Solo soletto? Magari. Con lui c’è una tigre, l'ultima a sopravvivere tra gli animali. Se uno pensa a tutte le situazioni più di Emme in cui si può capitare, è davvero difficile immaginare di peggio. Persino il James Franco di 127 ore (film survival ben più interessante di questo) non avrebbe voluto fare a cambio.

CHE VITA DI EMME LA VITA DI PI

"Ebbasta con 'sti pesci. Quand'è che mi porti da McDonald's?"

Cosa succede dopo? Cannibal Kappa non è un pezzo di Emme e quindi preferisce non dirvelo, lasciando a voi il piacere di passare le quasi 2 ore successive di film a vedere Pi da solo in mezzo al mare con una tigre, spassandovela per vedere cosa capita loro. Quello che Cannibal Kappa può dire è che per lui è stata un’esperienza non troppo piacevole, diciamo. Se la prima parte del film viaggia anche sui sentieri diligenti della storiella carina, alla The Millionaire, la lunga parte in mezzo al mare è davvero sfiancante. Ang Lee azzecca qualche momento visivamente non male, ma niente che vada oltre un documentario medio di National Geographic. E non fate paragoni con il sommo capolavoro di Terrence Malick The Tree of Life se non volete scatenare l’ira del Cannibal Kappa, che può essere anche peggio di quella di Nettuno e Thor in combo ed è già furioso con quelli dell’Academy per aver nominato la modesta regia molto in stile James Cameron di Ang Lee e non quella strepitosa di Quentin Tarantino per Django Unchained, o quella altrettanto portentosa di Joe Wright per Anna Karenina, di cui avrà modo di parlarvi prossimamente.

CHE VITA DI EMME LA VITA DI PI

"Ma perché non ho dato retta alle previsioni catastrofiste di Studio Aperto
e non mi sono portato dietro un ombrello o almeno un K-Way?"

Cosa succede alla fine del film? ATTENZIONE SPOILER Vita di Pi offre un colpone di scena finale, in grado di ribaltare tutta la prospettiva della vicenda. Un colpo a effetto che fa molto anni ’90. Peccato che queste cose alla I soliti sospetti o alla Il sesto senso siano passate di moda da oltre un decennio. E peccato anche che un colpone di scena come questo non basti a risollevare le quasi due ore di noia in cui il film era naufragato per tutta la parte precedente. E peccato che le scene più visionarie sembrino una versione parodistica di 2001: Odissea nello spazio o di Valzer con Bashir. E peccato che la scena con gli animaletti suricati sembri uscita da L'era glaciale. E peccato ci sia pure quel Gerard Dépardieu di Emme. E peccato, soprattutto, che lo spiegone finale non lasci spazio a grossi dubbi. Lo spiegone finale rovina tutti i trip mentali e le interpretazioni che uno poteva avere sulla vicenda. Alla fine, Vita di Pi si rivela un film con dei risvolti cannibali, però non è un film cannibale (inteso come film per Cannibal Kappa) per niente. Il suo spiegone finale ammazza tutta la spiritualità esibita in precedenza, dove tra l’altro la pellicola più che su questioni spirituali finiva impantanata dalle parti di altre pellicole survival alla Cast Away. Per non parlare di una colonna sonora banale e stereotipata immeritatamente premiata ai Golden Globe e immeritatamente pronta a bissare anche agli Oscar.
Ma qual è questa grande rivelazione finale?
Alla fine, viene spiegato come le cose potrebbero essere andate diversamente da come le avevamo vissute fino ad allora. C'è una seconda versione della storia in cui l'orango in realtà è Christoph Waltz, la zebra è Kerry Washington, la iena non è Michael Madsen o Steve Buscemi o Teo Mammuccari, bensì quel cattivone di Leonardo DiCaprio e la tigre altri non è che Jamie Foxx in versione Django. Il tutto si conclude con il classico stallo alla messicana e la classica sparatoria tarantiniana, in cui ad avere la meglio è Django.
Qual è la versione che preferite? Quella con gli animali, o quella tarantiniana?
Volendo tirare le somme, la Vita di Pi non è piaciuta molto a Cannibal Kappa. Se non altro, almeno, la pellicola non si è rivelata per fortuna il “nuovo Avatar” come qualche furbacchione della promozione aveva cercato di spacciare, se non per uno stile registico che punta al facile effetto spettacolare vagamente alla James Cameron. E se non altro è un film che è riuscito nel suo intento principale: quello di avvicinare Cannibal Kappa a Dio. È davvero difficile infatti contare le volte nel corso della visione in cui ha esclamato: “Oddio nooo!” “Cristo Santo, basta!”, “Che Buddha sta succedendo adesso?” e "Ma porco Di!". Cannibal Kappa ha capito che una forza superiore esiste e ha capito che questa forza ha ascoltato le sue preghiere quando sono arrivati i titoli di coda a mettere fine alle sue sofferenze. E' lì allora che Cannibal Kappa ha potuto liberare tutta la sua spiritualità con un: “Grazie Dio.” (voto 5,5/10)


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