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Una piramide di container arrugginiti, un Templo Mayor d'acciaio, camere sigillate, numerate, piene di memorie, di cose. Il Tempo che se ne frega e piscia sulla base, il suo fluire così marcio. Fossati di urina, mosche mutate in formazione da battaglia, spirali che spazzano il vertice. In alto, un sacerdote con penne rosse e blu che sfonda diaframmi. Un cazzo di oggi con le dita di ossidiana. Container #1, la tua anima dentro, schiacciata da centinaia di altri rettangoli impilati, deformata. Container #2, uova marce sottovuoto, sogni che puzzano di metano. Container #7, hai dimenticato dentro il tuo cane, ma lui non ha dimenticato te. Aspetta di sentir soffiare di nuovo i pistoni pneumatici, che apri quel cazzo di portello. Controlla la tua bestia, la sua coda di rame, la collana di denti caduti. Sarà come guardarsi allo specchio, tra dimenticati. Ti somiglia davvero quell'orrido animale senza più carne. Attacca i morsetti della batteria ai suoi ventricoli esposti, dagli ancora una scintilla. Sentirlo ringhiare di nuovo, ascoltare la tua vera voce chimerica. Far girare la faccia, per una volta, al tuo oggi di ossidiana che affetta col pilota automatico.