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Chelyabinsk 3 anni dopo: ancora un mistero

Creato il 16 febbraio 2016 da Media Inaf
L’asteroide di Chelyabinsk ha sorvolato gli Urali nella prima mattina del 15 febbraio 2013. Crediti: Alex Eliashevsky.

L’asteroide di Chelyabinsk ha sorvolato gli Urali nella prima mattina del 15 febbraio 2013. Crediti: Alex Eliashevsky.

Di lui si parlò come dell’asteroide dei record: con un catalogo di quasi 1000 registrazioni video, centinaia di edifici gravemente danneggiati, 1500 feriti e una potenza sprigionata in 500 chilotoni – trenta volte la bomba atomica di Hiroshima – il superbolide che il 15 febbraio 2013 si abbatté in prossimità della cittadina russa di Chelyabinsk è e resta un grande mistero per la comunità scientifica. A tre anni di distanza e a seguito di centinaia di studi scientifici pubblicati, astrofisici e ricercatori continuano a cercare l’origine di quel visitatore inaspettato e rumoroso. Individuare il valore esatto della sua velocità al momento del suo ingresso nell’atmosfera terrestre sembra essere la chiave di volta per determinare l’orbita del corpo principale dell’asteroide.

L’asteroide più paparazzato di sempre è certo anche il più studiato della storia, con una valanga di paper pubblicati, una cinquantina solo nell’ultimo anno. Tra questa valanga di studi spicca un catalogo di 960 registrazioni video, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, e che comprende tutto il materiale registrato automaticamente da telecamere di sicurezza e webcam di controllo viabilità, oltre alla miriade di filmati registrati dalle dashcams montate a bordo di auto private e molto popolari in Russia. Materiale in larga parte condiviso dagli stessi utenti su YouTube e i social in quello che è stato un vero e proprio fenomeno di massa.

La fornitissima biblioteca multimediale, messa a confronto con i dati scientifici a disposizione, ha permesso agli scienziati di ricostruire passo passo almeno l’ultima parte della traiettoria infilata dal proiettile spaziale cui è seguita l’esplosione nel cielo russo della bomba spaziale a un’altezza di 20 chilometri, per poi piovere sotto forma di sasso da 650 kg nel mezzo del lago Chebarkul.

Nel frattempo, per una di quelle strane coincidenze che vogliono i guai mai venire da soli, ecco 16 ore più tardi comparire un altro asteroide: Duende. A 27,7 mila chilometri sopra la superficie terrestre, il bolide spaziale accarezza la Terra e di prima battuta viene collegato all’evento di Chelyabinsk per poi venire archiviato come una straordinaria “coincidenza”.

Ma la domanda resta aperta: da dove viene il meteorite di Chelyabinsk? Una risposta viene avanzata da un gruppo di ricerca della Cambridge University, appena pubblicato su The Astrophysical Journal. Secondo Sverre Aarseth, Carlos e Raúl de la Fuente Marcos, non si può escludere che Duende e il meteorite di Chelyabinsk possano provenire dallo stesso luogo nello spazio e, perché no, essere stati originati dallo stesso fenomeno: un impatto avvenuto trent’anni prima, il 15 febbraio 1982, quando l’iniziale traiettoria del meteorite di Chelyabinsk è stata deviata a una distanza inferiore alle 0,0015 Unità Astronomiche dalla Terra, rimandando lo schianto di trent’anni esatti.

Un dato di fatto c’è: calcolare la velocità d’impatto dell’asteroide contro la parte alta dell’atmosfera terrestre è quasi impossibile. I calcoli sono discordanti, gli studi non concordano e questo influisce in modo decisivo sul calcolo delle orbite prima dell’urto.

Fonte: Media INAF | Scritto da Davide Coero Borga


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