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Ieri sera in macchina, subito dopo lavoro: direzione Piazzola sul Brenta per il live set dei Chemical Brothers, con l’ansia di arrivare a concerto già iniziato. Per fortuna era in ritardo di tre ore pure l’aereo del duo inglese, o meglio di Tom Rowlands, unico brother presente sul palco. A quanto si dice infatti Ed Simons che questa volta si è dato per malato, in realtà potrebbe aver abbandonato per sempre i Chemical Brothers, proprio come aveva ipotizzato già a novembre 2014. Sapete che c’è? Poco importa. Il concerto è stato pazzesco. Sul palco c’erano Tom Rowlands e il visual artist Adam Smith che insieme hanno ridefinito il concetto di musica elettronica live tra laser, luci stroboscopiche, immagini psichedeliche e fotografie realiste. Uno show non totalmente inedito ma perfezionato e arricchito rispetto ai tour precedenti. Si comincia alle 21.50 direttamente con “Hey Boy Hey Girl”, si prosegue con “Do It Again” mixato con il nuovissimo singolo “Go”.
Un live intuito, con scelte di scaletta perfette e molti outboard che vengono gestiti e manipolati attraverso il mixer da Rowlands. Viene ripescata “Chemical Beats” dal primo album del ’95, non mancano “Saturate”, “Belive” e “Galvanize”. Sul maxi schermo a led si alternano volti di uomini e donne, di pagliacci, di circensi, di teschi, sfere di colore che esplodono e labirinti. Poi tutto si fa buio e compaiono due robot giganti, uno rosso e uno blu, che con la loro maestosità e gli occhi di fuoco incarnano i peggiori incubi e i più bei sogni dei bambini di tutto il mondo. Sono passati 90 minuti quando i Chemical Brothers escono di scena, per poi rientrare e chiudere con "The Private Psychedelic Reel" da "Dig Your Own Hole" che testimonia il fanatismo del duo per la sperimentazioni di fine anni ’60 (quel Reel è riferito a un bootleg giapponese di un concerto dei Beatles) mentre sugli schermi si fondono immagini sacre di Santi e Demoni, come a concludere con una personale bestemmia firmata Chemical Brothers