Chen Nong fa sognare. Scatta fotografie in bianco e nero, le stampa preferibilmente su carta di riso, arrotolata come nella tradizione, e le colora a mano, con pochi colori sgargianti. Le immagini di Dreamland, in mostra nella nuova sede della Mc2 Gallery (in una ex conceria appena fuori la zona dei Navigli a Milano) in zona Romolo non fanno eccezione.
Le opere del fotografo quarantasettenne sono calate nella realtà sognante delle fiabe cinesi (l’uso della carta e la scelta di dipingere a mano le immagini stampate richiama infatti la tradizione cinese), ma ritraggono storie contemporanee, seppur donando loro l’immortalità della mitologia.
I colori intensi illuminano quadri che rappresentano a volte scene di pace (si veda la serie con le ragazze nude nella barca), più spesso guerresche, in cui lo scenario naturale occupa quasi tutto lo spazio, riempiendolo con la sua pesante presenza, che incombe dietro ai personaggi, in posa, che fissano in camera.
Altre volte il sogno convive con l’incubo del reale. È il caso della serie Climbing to Moon: si tratta di otto grandi opere (a Milano solo quattro) in cui sono raffigurati gli operai chiamati alla costruzione sul fiume Yangtze della diga / ecomostro delle Tre Gole. I lavori per quella diga hanno creato un milione e mezzo di sfollati, persone costrette ad abbandonare le proprie case.
Agli operai in posa, Chen Nong ha fatto indossare delle armature di carta, da lui realizzate, simili a quelle dell’esercito di terracotta, e li ha messi in fila di fronte all’ecomostro. Sono loro i nuovi soldati cinesi. I loro sguardi, le espressioni, le stesse pose del corpo comunicano follia e disperazione. Dietro di loro, il Fiume Giallo ribolle e la flora riverasca ribolle. Altre immagini sono più serene. Gli operai, uomini e donne, con l’armatura ed il berretto, stanno ammassati, ma in ordine, e lo sfondo è azzurro.
Qualcuno, addirittura, sorride. In altre sono immersi nel cantiere, nella fossa che hanno scavato, e, alle loro spalle, qualche operai vaga con il figlio neonato sulle spalle. In un’altra ancora, gli operai sono lo sfondo, sfocato, e in primo piano c’è un astronauta… Non è necessario indugiare sui significati sottesi…
Su carta, ritoccati a mano, queste fotografie sembrano quadri antichi di guerrieri Ming, con gli occhi sgranati e le bocche spalancate. Il che affascina e rapisce. Opere come questa vogliono metterci di fronte alla contemporaneità, vestendola di metafore antiche per renderla più comprensibile.
L’uso della carta, nei costumi degli operai, nelle stampe fotografiche, richiama agli origami e alla tradizione orientale. La carta è leggera, a differenza della terracotta, e investe di moralità le figurette degli operai, che, però, restano piccoli, non riescono a imporsi con la potenza dei soldati antichi. Il mondo sognante di Chen Nong va visto, così come merita una visita la nuova location della Mc2 Gallery.
La mostra è aperta sino al 31 maggio.
Written by Silvia Tozzi