Ne abbiamo sentito parlare e non gli abbiamo dato peso per molti anni. Poi un paio di mesi fa chiacchierando abbiamo deciso di provare questa nuova avventura, insidiare l’unico anadromo italiano: la cheppia. Così sabato alle 5,30 siamo in macchina in direzione Taro. Non conosciamo assolutamente né la zona né il fiume quindi appena arrivati cerchiamo un buon punto di accesso.
Qui non si scende.
Qui si muore sicuro.
Qui ci sono già quindici macchine.
Qui boh…
Percorriamo, senza accorgercene, qualche centinaio di metri in auto sulla pista ciclabile dell’argine e troviamo un punto che ci sembra tranquillo, promettente e con una sola fishing-mobile parcheggiata. È chiaramente lo spot che fa per noi! Ci prepariamo e scendiamo al fiume passando per un bosco così intricato che siamo assolutamente certi che nessuno sia sceso di lì. Sbuchiamo sulla sponda e ci troviamo davanti a un moschista attempatello che continua a farci un pelo preoccupante con la sua esca. Il fatto poi che lanci veramente male non contribuisce alla nostra tranquillità… Controlliamo e in quel tratto di un centinaio di metri contiamo almeno sette pescatori. Uno lancia e parla al cellulare a monte mentre altri cinque stanno allegramente andando a valle camminando in mezzo all’acqua. Lo sconforto è grande e rimaniamo una decina di minuti buoni a osservare questo variegato circo di lanciatori. Ma siamo qui e abbiamo voglia di mettere un nuovo pesce nell’acquario. Ci facciamo forza e iniziamo a scendere a valle facendo qualche lancio svogliato e poco convinto. Superiamo l’allegro e nutrito gruppo di pam e arriviamo in testa a una bella lama profonda, lenta e non affollata.






Decidiamo di fare il tramonto nello stesso spot della mattinata che tante gioie ci ha regalato. Peschiamo fino al crepuscolo incantando ancora molti pesci. Quando ci incamminiamo verso casa abbiamo le braccia e i polsi che fanno male; un po’ per la tecnica di recupero a canna in acqua e mulinello a manetta, un po’ per quanto tirano questi pesci spettacolari. Sfrizionii e ripartenze da piegare in due la canna sono normali, anche con quelli più piccoli. Un formidabile avversario, vero e proprio salmone nostrano.
Giusto per la cronaca, a fine giornata di una delle più divertenti giornate di pesca di sempre il tabellone segna: (Il primo numero si riferisce ai pesci portati a riva, il secondo a quelle che ci hanno fregato. Quindi il numero di attacchi è dato dalla somma dei due…)
Jacopo – Cheppie 15-25
Pietro – Cheppie 22-24















