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La trama (con parole mie): Chris, bravo ragazzo americano, è in viaggio attraverso l'Europa con la fidanzata Natalie - alla quale vuole chiedere la mano - e l'amica Amanda. Dopo aver visitato Roma, Venezia, Parigi, Praga, Londra e chi più ne ha più ne metta, i tre giungono a Kiev per incontrare Paul, il fratello maggiore e scapestrato del giovane.Quest'ultimo riesce a convincerli a partecipare ad un tour estremo che prevede un'escursione nei luoghi del disastro nucleare di Chernobyl, che nel 1986 sconvolse il mondo: a loro si aggrega una coppia di viaggiatori zaino in spalla, prima che l'ex soldato Uri conduca il gruppo a Pripyat, che ospitava quasi tutti gli operai ed i lavoranti della centrale, ridotta ad una vera e propria città fantasma.Il tour darà ai ragazzi il giusto brivido e scorrerà via quasi senza intoppi, ma quando verrà il momento di tornare indietro, cominceranno i guai.
Ormai non passa estate senza che, complici la prigrizia tipica indotta dalla stagione più calda ed easy dell'anno, il genere horror propini il consueto film senza impegno da consegnare ai ragazzi in cerca di qualche brivido: ricordo quando anche io, con la fine della scuola, dedicavo praticamente ogni visione estiva a tutti i Notte horror e surrogati vari, sperando sempre di incontrare un nuovo cult in grado di spaventarmi a dovere e rimanere nella mia personale storia di spettatore.
Senza ombra di dubbio, Chernobyl diaries non ha alcuna potenzialità anche soltanto per immaginare di essere inserito in questa categoria, appartenendo, di fatto, più alla cerchia di titoli che il recente ed incredibile Quella casa nel bosco omaggia - ma sbeffeggia senza pietà allo stesso modo - destinato a fare ben poco oltre ad occupare qualche sala in un periodo di scarsa affluenza di pubblico ed essere dimenticato a breve distanza dalla visione.
Eppure, forse proprio perchè mi aspettavo una schifezza nucleare - tanto per restare in tema -, non sono uscito particolarmente sconvolto o mosso da tempeste di bottigliate dalla visione, e nonostante la produzione dello scellerato Oren Peli e la regia che più piatta non si potrebbe di Brad Parker ho sopportato senza troppi patemi il tutto evitando anche di sentirmi preso per il proverbiale culo.
Prendendo spunto da pellicole decisamente più riuscite come The descent ed altre al limite dello schifo assoluto come Within, Parker completa il suo compitino senza preoccuparsi troppo di stupire - anche perchè, onestamente, non ne sarebbe in grado -, mescolando il mockumentary al più classico pseudo-survival di stampo apocalittico partendo da una delle più grandi tragedie umane ed ambientali dell'ultimo secolo, l'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl, nell'attuale Ucraina, che terrorizzò l'intera Europa - e non solo - a causa della fuoriuscita di gas venefici dal reattore e delle ripercussioni che ebbe sugli abitanti della regione, pari - se non superiori - a quelle che straziarono il Giappone dopo Hiroshima e Nagasaki.
I pretesti per l'innescarsi della vicenda restano assolutamente risibili, così come alcuni passaggi logici legati all'evoluzione dello script, eppure tutta l'operazione risulta fondamentalmente innocua, l'ambientazione funziona - i casermoni luogo delle riprese rendono molto bene l'idea dello stato di abbandono dei centri ormai non più abitati nei dintorni del luogo del disastro -, la tensione regge pur senza terrorizzare in una discreta manciata di sequenze e gli effetti convincono: peccato soltanto per una dose di violenza soltanto accennata che rende piuttosto edulcorato il tasso di splatter della pellicola, cui avrebbe fatto certo un gran bene una decisa sterzata verso il sangue soprattutto nella seconda parte, un pò come fu per l'ottimo 28 giorni dopo.
Un film buono giusto per una serata di stanca da calura, assolutamente dimenticabile eppure non peggiore di tante delle proposte che il genere ci riserva nei periodi meno caldi - in quanto a distribuzione - della stagione, un giocattolino dal finale enigmatico che potrebbe, se non spaventare, almeno ricordare un fatto storico che ancora oggi lascia ferite profonde ed è testimonianza di molti limiti dell'operato umano sul pianeta.
MrFord
"Could it be I'm not for real?
I've slapped my face to check out how I feel
there's hostages to prove it's true
who lives behind the mask was never proved."
Elton John - "The wasteland" -
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