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Scherzi a parte, Chris con fidanzata e amica, se la spassa per tutte le capitali europee. Ultima metà è Kiev, dove risiede il fratello, Paul, e Mosca. Il fratello scapestrato però ha in progetto un pò di turismo estremo, ovvero farsi un giretto nella deserta e non del tutto sicura Pripjat, con tanto di guida. A loro si aggregano anche un altra coppia di americani. Tutto sembra filare liscio tra fotografie, risate e urletti, ma tornati al furgone per tornare in città, scoprono che qualcosa o qualcuno ha tagliato i fili del motorino d'avviamento e la notte sta per calare.
Ambientare un survival horror a Chernobyl e dintorni vuol dire voler vincere facile. Già in passato film e molti videogiochi ne hanno sfruttato il fascino e la pericolosità portandocela comodamente a casa nostra. E chissà quante persone si avvicineranno a questa pellicola solo per questa idea così cancerogena. Forse il buon Oren Peli (il creatore della saga Paranormal activity con un 4 dietro l'angolo), in veste di sceneggiatore qui, ha pensato quindi di non calcare troppo la mano, di non esagerare e fare perciò qualcosa di molto semplice.
Da una parte lo apprezzo moltissimo. Stiamo parlando di una città post esplosione nucleare, con una ruota panoramica e palazzoni deserti. Parliamo di una fauna decimata e mutata rimasta nei dintorni. Non serve aggiungere troppa roba fantasiosa. Peli continua con il suo stile low profile che fa inferocire molti fans dell'horror scalmanati (in quanti sono tutt'ora infuriati per il "nulla" dei tre capitoli di P.A.?) e non convince quelli meno infoiati.
D'altro canto però la pellicola lascia la sensazione di un enorme potenziale inespresso. Questa storia verosimile e un pò insapore si espone a troppi attacchi di chi, lavorando di fantasia, ci avrebbe messo chissà cosa. Insomma innegabile il pregio di non trasformarlo in una cagata, ma l'impegno profuso, dato il materiale/luogo, sembra un pò scarsino. Non servono obbligatoriamente super mostri per ravvivare un horror, ma un buona "nemesi" si.
Ed è in questo dualismo tra molti pregi e molti difetti che si scava la sua fossa il film. Sbaglia chi lo bolla fin dal trailer come pessimo e sbaglia chi vuole bastonarlo sonoramente, come sbaglia chi lo elogia per la sua atmosfera azzeccata o originalità. Chernobyl diaries è senza lode e senza infamia, un horror che appena fa qualcosa di buono, fa subito qualcosa di sbagliato. Un passo avanti e uno indietro, continuamente, per non scappare dalla mediocirtà.
La regia, camera a mano molto immersiva, ma assenza dell'amata POV, è perfetta per la storia. Il tipico gruppo di ragazzi urlanti, troppo locuaci e didascalici (Guardate qua!, C'è una porta!, Sto camminando sulle scale!) è una pecca troppo grande. Le riprese per la cittadina deserta sono molto buone e efficaci, e alcune trovate sono ben collocate. La scena con il cellulare invece è una trovata pessima. Gli spaventi raccolgono un numero sufficente di tachicardie, ma troppo spesso sono teleofnati e quindi prevedibili.
E avanti in eterno così. Quello che rimane è un film sufficente, affascinante, seppur non nuovo, banalotto e non troppo ben costruito. L'incapacità di tenere un buon livello qualitativo in maniera costante gli impedisce di diventare un cult come un Paranormal activity ma si, o un The Blair Witch Project, ma la capacità di non scadere in un escalation di vaccate, lo salva dal baratro dove molti horror a furia della ricerca dell'eccesso finiscono.
Rimandato a settembre.
Voto: 6 regalato.
Il Monco.
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