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Al solo pensiero che da settembre, volenti o nolenti, saremo catapultati in pieno clima elettorale rabbrividisco. Per una ragione sostanziale: la crisi è dura a morire e la campagna prenderà il via nel momento peggiore. Checché ne dicano Monti e Passera (e non è troppo un caso se quest’ultimo risulti più prudente del primo) uscire dalla crisi non sarà così facile. Ok, non dicono che sarà facile, ma sostengono che la ripresa sia ormai da ritenersi prossima. Lo speriamo tutti, anche perché i numeri confermano i ritardi dell’Italia che non si colmano a colpi di singoli provvedimenti. E in aggiunta la morte di Angelo Di Carlo (senza entrare nel merito della retorica sui suicidi ai tempi della crisi) è sintomatica del più grosso problema che l’Italia sta affrontando: la disoccupazione. Che pure non si contrasta esclusivamente con la riforma del mercato del lavoro, ma rilanciando la produttività. Qui è il tasto dolente. È come un cane che si morde la coda e ad essere onesti non ho ancora capito in che modo la politica intenda superare il momento di difficoltà.
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