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“Ho della cattiveria in me, reale come un organo. Mi dilania il ventre e può scivolare a terra, carnosa e scura, tanto da poterla calpestare. E' il sangue dei Day. Ha qualcosa che non va. Non sono mai stata una brva bambina e sono peggiorata dopo gli omicidi. Libby l'orfanella è cresciuta apatica e smidollata, trascinandosi a fatica da un gruppo di lontani parenti all'altro - secondi cugini, prozie, amici di amici -, rinchiusa in una serie di roulotte o fattorie fatiscenti in giro per il Kansas. Mandata a scuola con i vestiti smessi delle sorelle morte: camicie con le ascelle macchiate; pantaloni sformati, troppo grandi, tenuti su da logore cinture strette fino all'ultimo buco. Nelle foto di classe avevo sempre i capelli spettinati - con le mollette aggrappate alle ciocche, come oggetti volanti impigliati tra i cespugli -, le borse sotto gli occhi e lo sguardo da affittacamere ubriaca. Forse una piega riluttante delle labbra al posto del sorriso. Forse.
Non ero una bambina adorabile e sono diventata un'adulta decisamente sgradevole. Tracciate un disegno della mia anima e ne uscirà uno sgorbio con le zanne."
Qui potete trovare la mia recensione de "L'amore bugiardo", il romanzo che, più di tutti ha puntato i riflettori sulla Flynn e che di recente è diventato un film (fantastico a parer mio!) con Ben Affleck e Rosamund Pike.
Amo molto questa autrice e trovo che il suo stile narrativo sia molto diretto, poco incline a troppi giri di parole che non portano a niente. La Flynn colpisce sempre nel segno e, a giudicare da queste prime righe, direi che anche negli altri suoi romanzi non è sicuramente da meno!
Che ve ne pare di questo incipit? Curioso, non è vero?