click sulla copertina per la trama
“Nella scala dei piccoli dolori, il trasloco viene al secondo posto in assoluto. Prima c’è il sospetto di un tradimento. A seguire, tutto il resto. La signora Silvana ne era profondamente convinta, anche se non era mai stata tradita e aveva cambiato casa solo una volta. Ma ricordava ancora con orrore quando il suo comò era malauguratamente finito nel canale, e tutti i turisti a fotografare la scena mentre lei gridava: “È del millesettecentocinquanta”. Vedere Giacomo alle prese con gli scatoloni le riaprì quell’antica ferita, ma lui era troppo concentrato per notare qualcuno alle sue spalle.
«Ti avranno mica licenziato?»
«Silvana! Cosa ci fai qui a quest’ora?»
«Go d’andar dal dottore a farme dar na ricetta… e mi chiedevo se avevi tempo per un prosecco.»
«Di prima mattina? Alla tua età?»
«Guarda che il prosecco aiuta ad abbassare il colesterolo.» «Certo. Uno al giorno, però. Ora è troppo presto e poi devo sbrigarmi, perché stanno arrivando dei clienti.»
«Go capìo, ti me mandi fora da le bale.»
Lui sbuffò in silenzio, le appoggiò una mano sulla spalla e l’accompagnò alle scale senza fretta. Aveva le accortezze che si usano di solito con le vecchie zie, o con i capi, quando rallenti il passo, nascondi i malumori, cerchi di essere paziente e ti fai venire la gastrite. La rassicurò che non si sarebbe trasferito a Mestre, idea per lei inaccettabile: “Non si può lasciare Venezia solo per affittare casa ai turisti, guidare le macchine e vedere le fabbriche” brontolava. E lui a darle ragione annuendo vistosamente col capo. Sarebbe passato dalla hall al primo piano. Declinò con fermezza l’ultimo invito per un prosecchino – “ma ci mettiamo dieci minuti” – e riprese a svuotare i cassetti della sua stanza d’albergo. Una stanza che era diventata la sua casa degli ultimi anni e che adesso stava per trasformarsi in un luogo asettico, fatto solo di scatoloni, pennarelli, carta adesiva e da imballaggio. Durante un trasloco, le case si assomigliano tutte."