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Chi blocca lo sviluppo di Porto Palo?

Creato il 17 giugno 2011 da Menficambia @menfi_news

porto palo di menfi

Numerosi sono i progetti presentati dall’Amministrazione comunale di Menfi alla Regione Siciliana e che vanno dall’approvazione degli interventi contro l’erosione della costa alla creazione di nuove infrastrutture lungo la prestigiosa fascia costiera, infrastrutture legate allo sviluppo turistico, a partire dalla viabilità, passando per la completa riqualificazione di Porto Palo.

Martedì sera, durante la trattazione del Piano Particolareggiato di Porto Palo, il Consiglio Comunale e l’Amministrazione hanno deciso di opporsi alle limitazioni imposte dalla Soprintendenza dei Beni culturali ed ambientali di Agrigento alla edificabilità e, quindi, agli investimenti anche di carattere turistico, nella più importante località balneare di Menfi.

Ma perchè questi vincoli? Da dove derivano?

Anche per la costruzione dei Porti turistici in Sicilia tutto, o quasi, è bloccato da una circolare del dirigente generale dell’assessorato ai Beni culturali (il capo delle Soprintendenze siciliane), Gesualdo Campo, che ha invitato inoltre tutte le Soprintendenze a vigilare sul rispetto delle nuove direttive del governo regionale.

La circolare va ad inficiare sulla costruzione dei porti in molte zone siciliane, in particolare sui 6 porti previsti nel Siracusano, a Scoglitti, Licata, Avola, Cefalù e a Porto Palo di Menfi.

Il dirigente generale, Gesualdo Campo, in una nota ha voluto precisare: “Come gli altri colleghi dirigenti generali – continua Campo – ho un dovere di lealta’ verso il Governo regionale e non posso, ne’ voglio, adottare autonome strategie personali, ne’ miopi ne’ lungimiranti che possano essere, ma devo applicare le leggi e operare conformemente agli atti d’indirizzo dell’esecutivo che pure non possono discostarsi dalle volonta’ espresse dal legislatore”.

“In tal senso – prosegue Campo – la circolare in cui richiamo limitazioni e impedimenti di legge che impongono, come ha anche indicato l’Ufficio legislativo e legale della Presidenza della Regione, che per autorizzare volumi edilizi in cui ospitare “servizi complementari” ai porti turistici occorre verificarne il rapporto di funzionalità con il porto al cui interno sono previsti.

Inoltre nessuna costruzione può essere realizzata entro 200 metri dai confini dei parchi archeologici, con la conseguenza che – nel caso di parchi costieri – un limitrofo porto, turistico o meno che sia, potrebbe offrire servizi complementari non all’interno di costruzioni di nuova realizzazione”.

All’interno del Governo regionale in merito ci sono dei contrasti: “E’ una strategia miope dare indicazione a tutte le soprintendenze di negare per principio le autorizzazioni paesaggistiche alle infrastrutture dei porti turistici, quando nello stesso tempo la Regione ha predisposto un piano che individua ben 42 siti per lo sviluppo della portualità turistica in Sicilia – dice l’assessore regionale al Territorio e Ambiente Gianmaria Sparma, replicando a una circolare del dirigente generale del dipartimento Beni culturali Gesualdo Campo, il quale ha invitato il dipartimento Urbanistica dell’assessorato Territorio ad adeguarsi e vigilare quando vengono convocate le conferenze di servizio sui porti turistici – . Nel Fesr sono previsti 58 milioni di euro per il completamento e la realizzazione di infrastrutture portuali in quei siti che oggi presentano le potenzialita’ per divenire infrastrutture armonizzate nel sistema della nautica da diporto. Forse qualcuno vorrebbe che i porti turistici si costruissero a 150 metri dal mare, ma cosi’ non puo’ essere“.

Anche l’assessore regionale alle Attivita’ produttive, Marco Venturi, interviene sulla vicenda. “Disporre in maniera aprioristica un diniego, come quello che si vorrebbe attuare sui porti turistici vuol dire soffocare sul nascere lo sviluppo dell’economia siciliana che si basa sugli approdi per la nautica da diporto. Sono convinto – conclude Venturi -che questo tipo di infrastrutture possano muovere il volano dell’economia reale della Sicilia e che sia anacronistico e fuori da ogni logica imporre un diniego per principio“.

La situazione di Menfi: proprio martedì sera, nel Consiglio Comunale di Menfi, si è discusso su queste insopportabili limitazioni di principio, specie con riferimento al Piano Particolareggiato di Porto Palo. E tutti, con Sindaco, e Presidente del Consiglio comunale in testa, avevano concordato di andare a manifestare la contrarietà della città di Menfi a questa impostazione delle soprintendenze andando “a la testa di l’acqua”, cioè da chi da quelle precise direttive al dirigente generale Campo:

cioè il Presidente della Regione Raffaele Lombardo.

Ma ancora una volta, il consigliere del MPA, saverio ardizzone, ha preferito distinguersi dall’unanimità del Consiglio e quindi non difendere la città di Menfi che, come consigliere comunale dovrebbe rappresentare, per difendere il proprio leader di partito, Lombardo, comunicando inoltre le novità circa l’inchiesta Iblis, che vede il governatore Lombardo indagato di concorso esterno in associazione mafiosa.

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La questione riguarda anche le “linee guida del Piano territoriale paesistico regionale” . Il Piano Paesaggistico è uno strumento di pianificazione territoriale su scala regionale previsto nel 1985 dalla Legge Galasso. Esso è volto a definire opportune strategie di intervento sul territorio, mirate ad una tutela attiva e alla valorizzazione del patrimonio naturale e culturale delle Regioni. Le Linee guida hanno individuato sul territorio 17 ambiti o macroaree, ognuna delle quali dovrà essere soggetta a un suo piano paesistico di ambito.
Anche Menfi e la sua costa fa parte di una delle 17 macroarie e quando si parla di riorganizzazione si mettono dei paletti molto alti e grossi che diventano muri che fanno del tutto dimenticare lo scopo finale. Infatti in base a questa programmazione urbanistica in ambito regionale si prevede nella nostra fascia costiera, cioè dalla Capparrina a Porto Palo, l’inedificabiltà assoluta (cioè la limitazione in maniera integrale della potestà edificatoria dei soggetti) in una striscia di terreno che va dalla battigia fino a circa 600-800 metri, andando così a bloccare la nascita di qualsiasi altro tipo di attività turistica o residenziale a corredo del nostro mare.

Il paradosso che il governo Lombardo sta proponendo è il seguente: la costa di Sciacca non verrà toccata (e li il limite di edificazione dalla battigia rimarrà di 150/300 metri) come non verrà toccata la costa di Castelvetrano fatta salva la zona archeologica .
La domanda, quindi, sorge spontanea: perché solo Menfi?
Perché, se la politica locale ha un parere quasi unanime nel contrastare questa impostazione, una ristretta parte politica deve bloccare la vocazione turistica del nostro territorio?


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