Ice-Pick Lodge torna con un altro titolo sperimentale e pieno di stile, che tenta di esplorare i più profondi recessi dell'animo umano
Ice-Pick Lodge è uno sviluppatore strano. Basta scorrere il suo portfolio per rendersene conto. Non ha mai realizzato titoli dai valori produttivi altissimi e ha sempre puntato sulla realizzazione di opere che non esitiamo a definire ardite. Pathologic, The Void e Cargo! sono opere dalla realizzazione spigolosa e spiazzante, concettualmente ardue, ma profonde come poche altre e degne di memoria rispetto alla gran massa di polpettoni predigeriti che ci vengono proposti regolarmente dall'industria. Forse è per questo che non hanno mai avuto un grandissimo successo, né di pubblico, né di critica, quest'ultima facile alla stroncatura al momento della pubblicazione e altrettanto pronta alla rivalutazione post mortem. Knock-knock è diventato possibile grazie a Kickstarter. Senza la piattaforma di crowdfunding nessuno lo avrebbe mai prodotto, anche se la cifra richiesta era risibile per un grande publisher (si parla di appena trentamila dollari... se pensate a quanto costa un tripla A medio). Descriverne le meccaniche è molto semplice: nei panni di un ometto dall'aspetto grottesco, bisogna aggirarsi per le stanze della sua casa e accendere delle lampadine per proteggersi da alcune apparizioni. L'obiettivo è raggiungere la mattina sani e salvi. Entrare in contatto con una delle creature del buio riavvolge la notte, allontanando il sorgere del sole. Ogni tanto si può fare un giro fuori dall'edificio, azione apparentemente inutile, ma necessaria per l'economia della narrazione, di cui parleremo più diffusamente nel prossimo paragrafo, e in caso di necessità ci si può nascondere dietro gli oggetti fatti apparire aggiustando le lampadine. Il resto è visione, se così vogliamo definirla, ossia un susseguirsi di piccoli eventi raccontati da voci e rumori, oltre che da una certa logorrea del protagonista, che ci tiene particolarmente a fornire dettagli sulla sua attività e su come abbia costruito il suo rifugio nella foresta, per proteggersi dal mondo esterno. Ma se la sua casa è frutto di tanto ingegno, perché continua a cambiare ogni notte al punto che nemmeno lui riesce a riconoscerla? Knock-Knock - Il nuovo trailer
Mondo onirico
Ma cosa racconta Knock-knock? Teoricamente è un gioco horror dalle fondamenta molto classiche, che affondano le loro radici nella paura del buio. Chi non si spaventerebbe sentendo voci e rumori sinistri in piena notte? Se però superiamo le facili interpretazioni e scaviamo più a fondo, non è impossibile scoprire una delle rappresentazioni più lucide del lato oscuro del mondo onirico dell'essere umano, nonché una feroce critica sociale alla contemporaneità. Chi è il protagonista? Un uomo bambino che si è costruito una fortezza di cinismo in cui rifugiarsi per fuggire dal mondo esterno. La sua misantropia interiore lo ha protetto solo in apparenza, facendolo in verità diventare sempre più paranoico. Spingendoci oltre nell'interpretazione, il passo successivo diventa quasi un automatismo. Il titolo onomatopeico fa riferimento all'atto del bussare. Ma chi è che bussa alla porta di un ometto apparentemente così insignificante e senza un suo ruolo definito nel mondo? Sono solo dei mostri che vogliono ucciderlo? Sono i suoi incubi che hanno preso forma? Oppure è la realtà che reclama il dominio sulla sua vita prendendo forme mostruose? A suggerirci lo stato patologico del protagonista non è soltanto il suo aspetto, con quell'occhio spalancato, quei capelli scarmigliati, e quella lunga vestaglia che ricorda molto quelle indossate nei manicomi. La sua follia è suggerita soprattutto dalla sua casa, decorata con disegni infantili sparsi su molte delle pareti, che ricordano alcune foto di Roger Ballen e di altri artisti che hanno raccontato il mondo dei malati mentali, con stanze sotterranee che sembrano celle di isolamento e con porte murate, segno di una ricerca estrema di sicurezza. Allargando lo sguardo, non è difficile spostare il piano di fuoco dal particolare al generale, scoprendo in questa apparentemente piccola opera una visione del mondo più ampia che abbraccia la gran parte della società occidentale, alienata e rinchiusa in prigioni auto costruite da cui si ha paura di uscire e in cui si teme che qualcun altro possa entrare. Ma ora, interrompendo il flusso della riflessione, occorre porvi necessariamente una domanda. Mettiamo che questa interpretazione sia valida. Non completa. Non esatta. Semplicemente valida. Secondo voi questi elementi fanno parte del gioco? Se non ci fossero stati cosa sarebbe cambiato? Ossia, mettendola diversamente, l'esame delle tematiche sollevate da un'opera videoludica deve avere un peso nel giudizio finale? Oppure sono questioni che non contano nulla ed è inutile che vengano sollevate all'attenzione del lettore? Non si tratta di domande capziose. Capire come la pensate è importante perché se esaminiamo Knock-knock solo nelle sue meccaniche di gioco pure, ci troviamo di fronte a un prodotto di una semplicità, anche di una banalità, a tratti disarmante. Apprezzarlo o meno dipende soprattutto dal dare maggiore o minore peso a questi aspetti spesso poco considerati nelle recensioni del nostro settore. Farlo è l'unico modo per far crescere veramente il mondo dei videogiochi, chiedendo automaticamente di più a chi li sviluppa, a chi ne parla (cioè a noi "esperti" del settore, che automaticamente dovremmo iniziare a sviluppare un modo diverso di parlare dell'oggetto del nostro lavoro) e anche a voi stessi, l'anello finale della catena alimentare dell'industria, quello determinante per deciderne le sorti.
Difficile giudicare Knock-knock. Uno sguardo superficiale ci troverà un titolo dalle meccaniche fin troppo semplici e ripetitive per poter essere consigliato, nonostante il prezzo molto basso, ma chi andrà più a fondo scoprirà un'opera profonda e piena di spunti interessanti, che vanno al di là delle sue meccaniche pure. Insomma, molto dipende da come vi ci approcciate e da cosa vi aspettate di trovarci. Se volete un titolo horror tradizionale, guardate altrove. Se invece cercate qualcosa che possa quantomeno ambire a toccare corde più profonde, provatelo senza remore. In questo senso, prendete il voto più come un valore intermedio tra le due posizioni, una semplificazione purtroppo necessaria.
Simone Tagliaferri @Karat45Pro
- Visivamente pieno di stile
- Profondo per temi e rappresentazione
Contro
- Ripetitivo
- Non dura moltissimo (ma costa poco)
Requisiti di Sistema PC
- Configurazione di Prova
- La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
- Processore Intel Core i7 2600
- 8 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
- Requisiti Minimi
- Sistema operativo: XP/Vista/7/8
- Scheda video: con Shader Model 2.0
- Spazio su disco: 700 MB