Chi comanda a questo mondo? [X]

Creato il 26 marzo 2012 da Tnepd

Questo è il decimo capitolo. Il primo è qui.

Se i reggenti non sono poi tanto spietati con la blogosfera, di certo lo sono con la gente in carne ed ossa. Il restyling in corso dell’architettura sociale italiana è una prova che la mano del padrone si fa sempre più pesante.

Le linee guida relative al mondo del lavoro, per esempio, sono più delineate di altre. Va premesso, per chi non lo sapesse, che il lavoro è il cappio che tiene gli individui legati al sistema. Non il lavoro inteso come operosità, o “fare cose”, ma il lavoro inteso come propria fonte di sussistenza. Mi spiego: un milionario che intaglia statuine di legno e le vende al mercato delle pulci travestito da barbone non è uno che lavora e nemmeno un comunista; è soltanto un operoso stravagante. Invece, un individuo anche elegante che col suo salario, qualsiasi esso sia, arriva più o meno a fine mese e se perde l’impiego si trasforma in un homeless appiedato con tutta la sua famiglia, quello è uno che lavora, uno che non può decidere di smettere, uno schiavo del sistema, uno col cappio al collo, per l’appunto. Non a caso, il motto sul cancello all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz recitava: il lavoro rende liberi. Il danno e la beffa, come si suol dire.

Ecco, a proposito delle ‘politiche’ intraprese su suolo italico in merito al ‘mercato del lavoro’, ovvero la ‘tensione’ della ‘corda’ decisa dal padronato, le linee guida dei reggenti possono dirsi ben delineate:

  1. Precarizzazione di massa nel settore privato, che provocherà il definitivo crollo dei consumi, che spazzolerà via buona parte della piccola e media impresa borghese lascito del secolo scorso e farà sprofondare la classe media al rango di proletariato. Con la media e piccola borghesia spariranno anche quei movimenti culturali e politici che la rappresentano a livello sociale e mediatico. La televisione, l’extasy dei popoli, contribuisce da anni allo scopo, burinizzando le masse. Chi pensasse che c’è tempo per reagire, che questo è solo l’inizio, si renda conto che quella che ha raggiunto la maggiore età negli ultimi anni è già la terza generazione di lobotomizzati dal piccolo schermo. La tivvù e la pubblica (d)istruzione hanno da tempo proletarizzato i cervelli dei giovani d’oggi, anche di quelli borghesi. Non si torna indietro.
  2. Oltre che nelle masse, sta già avvenendo una certa selezione anche ai piani alti, specie nella borghesia industrialotta e trafficona, quella che si è sempre riconosciuta in Prepuzio Mussoloni, per intenderci. Ai piani medio-alti delle piramidi l’abdicazione di solito si consuma negli uffici degli avvocati. Chi si avvede in tempo di essere fuori dai programmi dei monopolisti dominanti può trattare una buonuscita e ritirarsi a vita privata. Agli altri ci pensa la magistratura, tanto nessuno ha l’armadio vuoto. Chi ha vissuto Tangentopoli sa di cosa parlo.
  3. I reggenti, al contempo, stanno fidelizzando l’apparato burocratico, preservandolo de facto dalle ‘riforme’ in corso, sia fiscali che contrattuali. Vedendone la convenienza, una parte dell’alta borghesia che conta ancora su certe sovranità dello Stato confluirà in questo apparato in un maldestro ritorno al medioevo dei notabili. Aumento della pressione legislativa (scartoffie) e aumento della pressione giuridica (strabismo nella lotta all’evasione fiscale) faranno il resto.

Insomma, sembra di stare nella Russia del 1916. Gli stravolgimenti sociali e la selezione delle gerarchie in piena attuazione provocano attriti a tutti i livelli delle piramidi della paura. C’è chi dice che l’equilibrio precario potrebbe spezzarsi alla base (rivoluzione popolare) oppure più sù (colpo di Stato). Propendo per la prima ipotesi e porto due ragioni a sostegno: la prima è che l’alta borghesia italiana è tutta, in un modo o nell’altro, aggrappata ai mutandoni ben oliati dell’apparato statale, la seconda è che anche solo un abbozzo di rivoluzione popolare provocherebbe il caos e consentirebbe una sanguinosa repressione.

E’ una prigione di sangue e merda, non scordiamocelo.

E in fondo sono soltanto detenuti che si accoppano tra loro.

Basta chiudere un occhio e lasciarli fare, per un pò.

Continua…


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