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Chi decide il mercato dei libri?

Creato il 08 febbraio 2012 da Mcnab75

Chi decide il mercato dei libri?

Parlando di Harry Turtledove nel dossier pubblicato qualche settimana fa, non ho potuto fare a meno di notare un’anomalia tutta italiana: zio Harry scrive di argomenti bizzarri e poco commerciali, eppure in Italia ha venduto una fracca (termine contabile) di libri.
Storia alternativa, fantasy maturo e fortemente ritagliato su situazioni geopolitiche realmente esistenti, guerre mondiali in cui la parte “action” si limita a due/tre capitoli in volumi di 600 pagine. Ancora: eroi poco eroici, sottilissima distinzione tra buoni e cattivi, umanizzazione frequente di questi ultimi, POV spesso affidata a gente comune e non ha guerrieri, generali, grandi maghi etc etc.
Vorrei vedere cosa succederebbe se la controparte italiana di zio Harry, diciamo il signor Enrico Tartarugacolomba, si presentasse a un qualsiasi editore con una storia fortemente caratterizzata dagli elementi appena citati.
Se il mercato è conservatore come appare, verrebbe cestinato subito.
A questo punto però la domanda viene spontanea: chi determina il mercato dei libri?

A vedere i titoli che abbondano nei megastore vien da pensare che i maggiori compratori siano gli adolescenti (con una netta maggioranza femminile, almeno credo) affezionati ai noti filoni: vampiri, cloni di Harry Potter, paranormal romance etc etc.
Ok c’è anche Fabio Volo e il fabiovolismo, ma non mi spingo così in là e tengo la linea di galleggiamento un po’ più alta.
Dunque ragioniamo su questo unico dato appena enunciato: le vendite dei libri in Italia è una faccenda strettamente legata alle voglie del pubblico young adult?
Se è pur vero che la percentuale dei giovani lettori è aumentata di circa il 2% nell’ultimo anno, c’è da dire che tutto il mercato dell’acquisto online, ebook compresi, pende a favore di chi ha un’età mediamente più alta.

Chi decide il mercato dei libri?

In Italia si legge poco, questo lo sanno anche i sassi. Eppure ci sono statistiche non ancora prese in considerazione e che vale la pena citare. Cresce per esempio il numero di chi impara a leggere in inglese. Come faccio a saperlo? Fatevi un giro su molti blog linkati a Plutonia e troverete sempre più recensioni di libri in lingua originale.
Cresce anche l’attenzione verso le autoproduzioni, specialmente quelle distribuite a costo zero, e quindi difficilmente inquadrabili nella casistica.
Un esempio valido è senz’altro Girlfriend from Hell dell’amico Germano, che è stato letto e scaricato molto più di tanti bestsellers dell’editoria “alternativa”. Altro esempio è Samuel Marolla, autore che è fuori dai radar dei social network ma che si sta creando una robusta base di fans attraverso il passaparola.
Tutta gente che, per dirla tutta, non scrive di cose che una casa editrice a diffusione nazionale pubblicherebbe.

Altro esempio: Francesco Dimitri è uno dei più validi giovani autori italiani nel campo del fantastico. Pan è un romanzo riuscitissimo, al contrario di Alice, che mi è piaciuto assai meno. Ma qualche passo falso non pregiudica il talento di Dimitri. Anche lui scrive in un modo che non può accomunarlo – anzi lo distingue nettamente – dalla marmaglia fantasyromantica dilagante. La cosa più interessante è che questo suo essere un’anomalia gli permette comunque di vendere, e di vendere bene.

Sicuri, davvero sicuri, che vendano solo i vampiri? Dicevano lo stesso degli zombie, cinque o sei anni fa. “Gli zombie sono morti” (ok, suona un po’ ridicolo). Sicuri che non venderebbe una buona fantascienza, dello steampunk fatto bene, l’ucronia all’italiana, la fantapolitica e tutto il resto? O semplicemente vogliono che sia così perché rischiare non interessa a nessuno? E dire che basterebbe un’indagine di mercato e un’oculata disamina del panorama anglofono. Roba che, tra l’altro, si trova già pronta su alcuni blog. Almeno lo sforzo di leggerli, Santo Cielo!
C’è anche da dire che tanti, troppi progetti fatti solo per seguire una moda (mi viene in mente ancora lo steampunk), ma privi di sostanza e di vera qualità, ammazzano il settore ancor prima di ragionarci su con calma. Se però una brutta antologia “all’italiana” non vende, questo non vuol dire che lo steampunk in generale non interessi ai lettori. La qualità paga sempre e la si fiuta anche se si è profani totali.

E dire che una volta la Editrice Nord, Fanucci e altri portavano qui da noi titoli quasi all’avanguardia rispetto alle correnti narrative internazionali.

Chi decide il mercato dei libri?

Proprio Sergio Fanucci, intervistato settimana scorsa dalla bella trasmissione Wonderland (Rai 4), declamava con estrema sicumera la morte della fantascienza. Non solo: in dieci minuti non è riuscito a citare un autore più moderno rispetto al pur geniale P.K. Dick. In compenso è riuscito a fare una considerazione davvero retrofuturista: “attualmente la fantascienza è più indirizzata verso il Cyberpunk”. (Citando per sommi capi.)
Farsi un giro sul catalogo internazionale di Amazon potrebbe essere illuminante, caro Sergione.
Se il mercato lo influenzano editori così meglio prendersi una bella pillolina di cianuro.


Filed under: libri, riflessioni, scrittura

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