Magazine Media e Comunicazione
Questo è l'inizio dell'articolo a firma Dreyfus che sta, forse, aprendo le porte del carcere a Sallusti. Il tono dell'attacco se possibile nel corso del pezzo diventa anche più pesante. Il magistrato, in pratica accusato un magistrato, su un quotidiano a diffusione nazionale, di essere un assassino. Il quale come si può immaginare non l'ha presa bene. Ha ritenuto che l'articolo fosse gravemente diffamatorio, anche perchè distorceva completamente i fatti fino a trasformarli in menzogna. La verità era semplicemente che la ragazzina, figlia di genitori separati, per abortire doveva chiedere l'intervento del giudice tutelare (in vece del padre), il quale ha semplicemente dato libertà di scelta alla minore ed alla madre.
Nessuna costrizione "nazista", ma la semplice applicazione della legge. Ovvero la possibilità di scegliere in piena libertà di coscienza. Senza sentire il parere di Dreyfus. Della grave diffamazione ha dovuto subirne le conseguenze Sallusti, che oggi ovviamente (e con lui molti giornalisti, anche di sinistra) difende quella scelta come libertà di opinione. Ma una cosa è dire di essere contrari all'aborto, un'altra accusare (ingiustamente) di aver strappato con la forza una creatura dal ventre di una bambina. Qualcuno deve pur rispondere delle accuse infamanti lanciata pubblicamente. "Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1032 Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516. Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate". Non si capisce perchè un giornalista debba essere immune da un reato che, giustamente, persegue chiuque offenda, diffami un cittadino. E se l'articolo in questione era firmato da un certo Dreyfus, pseudonimo che oggi -dopo cinque anni l'autore si confessa- si scopre essere quello dell'onorevole Farina, la cosa aggrava ulteriormente la posizione di Sallusti, perchè l'agente Betulla (nome in codice di Farina, che scriveva sotto dettatura dei servizi segreti da cui era prezzolato) è uno dei rari casi di giornalisti espulsi dall'Ordine. Insomma: Sallusti ha permesso che un ex giornalista squalificato e screditato per le menzogne che scriveva, continuasse a spargere fango. E non deve esserne responsabile? I giornalisti italiani invece che trarre esempio (tragico ma pedagogico) hanno preteso l'impunità. Anche coloro che fino al giorno prima tuonavano contro la "macchina del fango" messa su dallo stesso Sallusti. E' proprio vero che a molti sono completamente saltate le connessioni nel cervello.