
I comportamenti da pataca si possono raggruppare in due macro categorie, secondo quanto è riportato nell'articolo pubblicato dai ricercatori: ci sono i "rospi" e gli "sviatori" . Alla prima categoria appartengono tipicamente cacciatori e pescatori che tendono ad ingrandire i propri risultati come il rospo fa con le guance, per intimorire gli avversari. Sono famosi i racconti dei pescatori e dei loro incredibili duelli con mitologiche creature del mare poi inabissate o la cattura di prede le cui dimensioni si riducono misteriosamente durante il viaggio di ritorno. Anche i cacciatori non sono da meno nei racconti in cui spesso la natura prepara trappole insidiose o nei quali affrontano bestie inumane. Tutti pataca, appunto.La seconda categoria è quella degli "sviatori", sono più subdoli e quindi pataca più difficili da intercettare, rimanerne vittime è un attimo. A questa categoria appartengono i ciclisti ed i cercatori di funghi. I primi sembra sempre che non si siano mai allenati, che siano fuori forma, che non vadano in bici da mesi mentre invece seguono programmi di lavoro che farebbero impallidire Nibali. E questo nonostante lavoro, famiglia e altri impegni. Sono settimane che si preparano per una scampagnata di 40km con voi ma negheranno ogni contatto con la bici nei giorni precedenti il giro, arriveranno anche a fingere affaticamenti muscolari. I cercatori di funghi sono infidi, sono quelli che vedi con una cesta da 1.000kg e quando gli chiedi “dove li hai trovati?” ti indicano sempre un sentiero opposto a quello da dove vengono. Sarebbero capaci di dirti “li ho presi in negozio, poi li porto in giro per boschi per farli sentire a casa” oppure di indicarti la strada per Torech Ungol attraverso la rete di gallerie di Cirith Ungol (cit il Signore degli Anelli) pur di non dirti dove li hanno trovati. Chiaro il meccanismo, spero.Ecco, in tutto questo i motociclisti sono il top, il vero ed unico Pataca con la P maiuscola, quello che non utilizza solo una di queste due strategie da pataca ma le alterna con destrezza. Il motociclista è forte di una grande reogla non scritta fra i biker di tutto il mondo: un motociclista non lo si smentisce mai coi fatti ma solo con illazioni. Non si contrattice mai un compagno dicendo "non dire cazzate, io ho visto come hai fatto" ma solo con "non dire cazzate, secondo me non è così" e via di discussioni su basi teoriche mai dimostrabili o confutabili. Il tutto sempre aleatorio. Il motocilista è quindi capace di mentire circa il numero di cavalli o circa gli interventi alla moto pur di rimarcare la propria maggior destrezza come pilota, indipendentemente dal mezzo (sviatore) oppure raccontare al bar con gli amici di aver dato lezioni di guida a chissà quale fantasmagorico motociclista che aveva incrociato la sua strada, quando al massimo hanno superato un trattore che portava l'uva alla cooperativa che gli produce il vino (rospo).Tutti noi abbiamo assistito ad affermazioni del tipo "Io ho cambiato forcella? Ma no, ti sbagli ho solo messo gli adesivi con scritto Ohlins, la forcella è quella originale" ma anche "Oh, allora al semaforo mi affianca uno con la nuoa Panigale 1299. Sicuro che era un figlio di papà, l'ho capito dalla tuta. Beh, partiamo e lui comincia a pestare duro, 190-200 km/h come ridere, poi gli ho tirato due staccate ed è rimasto dov'era. Io ed il mio vecchio Fazer siamo ancora troppo per questi giovincelli". Insomma, alla fine i motociclisti si confermano una razza superiore alle altre e anche il Centro di Ricerche e Studi sulle Interazioni Sociali ha posto il suo autorevole sigillo su una verità nota a tutti i frequentatori dei bar in cima ai passi appenninici e alpini: pataca come noi non ce ne sono.
E la verità è che tutti quanti noi motociclisti, quando ci danno del pataca, ci sentiamo orgogliosi.
