La domanda nel titolo mi è stata posta diverse volte, in ambito professionale e non.
Noi psicologi abbiamo la nostra parte di corresponsabilità nel generare confusione sulla nostra figura. Spesso non ci sentiamo in dovere di spiegare – con parole semplici!- quello di cui ci occupiamo, partendo dal presupposto che dovrebbe essere cosa nota e risaputa.
“Lo psicologo è il medico dei pazzi“, “Dallo psicologo ci vanno solo i matti“, “Gli psicologi sono tutti strizzacervelli“, “Lo psicologo ti ascolta e basta“, “Cosa ci vado a fare se non può darmi farmaci“…
Proviamo a mettere un po’ d’ordine.
Lo psicologo è un professionista adeguatamente formato: dopo la laurea in Psicologia ha sostenuto un esame di abilitazione (previo periodo di tirocinio formativo) e si è iscritto all’Albo dell’Ordine professionale della propria regione. Deve attenersi alle regole del Codice Deontologico (scaricabile qui). Si occupa soprattutto della promozione del benessere psicofisico, con attività di prevenzione o intervento in situazioni di difficoltà del ciclo di vita ( una separazione, un cambiamento lavorativo,…). Può lavorare in diversi ambiti, dalla scuola allo sport, dalla clinica alla ricerca:
La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.
(Art. 1 — Legge 56/89)
Lo psichiatra è un laureato in Medicina e Chirurgia che si è specializzato in Psichiatria. Pertanto, a differenza dello psicologo può prescrivere farmaci.
Lo psicoterapeuta può essere sia uno psicologo che un medico specializzato presso una Scuola di specializzazione in Psicoterapia (attualmente la durata di questo percorso è di quattro anni). Un medico con specializzazione in Neuropsichiatria, Psichiatria o Neurologia può chiedere di essere annotato come psicoterapeuta, in virtù del titolo di studio conseguito.
Gli orientamenti psicoterapeutici sono diversi tra loro: la cosa migliore è chiedere al proprio terapeuta di esplicitare a quale modello aderisce e farsi spiegare come lavora. Ad esempio, io lavoro con un approccio di tipo sistemico relazionale.
Spesso si fa confusione con la figura dello psicoanalista, sovrapponendolo in toto con lo psicologo o lo psicoterapeuta: con questo nome si definisce un terapeuta che si è formato presso una scuola con approccio psicoanalitico.
Accertatevi sempre che lo psicologo che state per contattare sia regolarmente iscritto all’Albo: se non lo è, avete di fronte un abusivo. Questa persona non solo danneggia la comunità professionale ma anche e soprattutto le persone che gli chiederanno aiuto. Non è vero che lo psicologo “è solo una persona che ascolta e da consigli “: vi fareste progettare una casa da una persona che non è ingegnere ma “ha giocato tanto con i Lego da piccolo“?!