Chi è mille punti

Creato il 08 novembre 2010 da Olga

Mille punti è un gioco. Un gioco cominciato tanti anni fa, 3, all’ultimo anno della triennale. Frequentavo la biblioteca molto spesso al tempo: tra esami e tesina, l’odore da scaffali e il calore d’inverno mi assecondavano lo studio. Ad oggi, la biblioteca è molto frequentata, e viene trattata come un’aula studio. Il che è fastidioso perché ti ritrovi compagni di banco che studiano giurisprudenza, matematica, medicina. Nulla contro questi studi, ma insomma: altro. Mi ricordo ai primi anni, quando qualcuno di loro mi fermava e mi diceva, con una punta di sprezzo, nonché d’alterigia: “Ah, anche a me sarebbe piaciuto studiare quelle cose, ma poi il lavoro me lo trovi tu?” Io rispondevo, forastica e con altrettanta protervia : “il lavoro te lo trovi da solo. Fatti i cazzi tuoi che io mi faccio i miei.” La biblioteca è un luogo sacro, non è un luogo per cuccare. Per me, per altri anche no. Quelli che giurano e spergiurano di odiare le discoteche, che odiano ballare, che odiano bere gli spritz, di solito cuccano in biblioteca. Io non amo questa specie, perché la biblioteca è un luogo platonico, e non si mischi il sacro col profano; inoltre, a dir la verità, suonerà strano a molti, ma io in biblioteca ci vado proprio per studiare. Sul punto della biblioteca intesa in modo platonico, mi sarei trovata in accordo, molti anni dopo, con Borges. Con la categorizzazione potenzialmente infinita, e ciclica. Una categoria infinita sembra quasi una contraddizione: ovviamente, quasi. E poi, finito è finito il tutto. Dopo tutto, il tutto è solo ciò che possiamo immaginare. Succede che il medesimo anno mi sento giovane, vitale, mi faccio crescere i capelli. Mi guardo attorno in biblioteca, mi guardo attorno per strada, mi guardo attorno in palestra. Mi accorgo, che, tra gli assistenti, i laureandi più vecchi – e no, non fra i professori mio dio c’è sempre del rispetto- c’è un bel nugolo di cervelli scopabili. L’atteggiamento che tengo io in biblioteca è quello della riservatezza, low profile. Succede però, che a continuare ad andarci, mi innamoro di un uomo misterioso: mille punti. Mille punti sta sempre in biblioteca, col mac, le cuffie, e una montagna di libri. Ha uno sguardo tra lo scocciato e il malinconico, di ghiaccio a tratti: se la tira, se la tira eccome. Con la mia amica decidemmo di avviare un gioco, piuttosto simile alla etichettatura dei libri catalogati: chi si fa chi, chi si fa cosa, avremmo dato dei punti. Ogni persona è un punteggio: vuoi alto, vuoi basso. Cominciammo coi mille, e, adesso, con l’inflazione, il tipo col valore più alto sul mercato è 12.000.0000 di punti. Azz, colpo grosso, sarebbe, ad averlo. Il punteggio è anche un identificativo e un senhal. Voglio dire, non è che possano esistere due ragazzi/ragazze-uomini/donne con lo stesso valore. La parità, nella nostra scala, non esiste. Un numero è come una persona: unica, speciale. Parecchi i fattori crivellanti: il fisico conta poco, eccezion fatta per tipologie mozzafiato, in cui la bellezza conta; il ruolo sociale conta abbastanza, ma non in assoluto: non è detto che un tuo capo, politico famoso, una persona di rilievo universalmente riconosciuta, valga di più di un giornalaio che però è il tuo irrealizzato storico; il sesso conta, fino a un certo punto, se è donna e tu sei donna, e questa donna è molto cattolica, e certe cose per carità non le farei mai, dio me ne voglia, non è naturale, ecco diciamo che in questi casi il punteggio sale per il valore pedagogico che potrebbe avere il farsela. Un valore pedagogico, chiaro, a fronte di un alto potenziale di sfida. L’occasione non fa il tipo/a punteggio. Non è che a posteriori puoi dire: eh, mi sono fatta il mio irrealizzato numero 3, vale 15.000 punti. E’ bene essere chiari, fin da principio: nessun giuoco da fantacalcio è valido. Il punteggio si stabilisce prima del possesso, dopo…non è NULLA. La premeditazione, la strategia sono elementi importanti, che fanno punteggio. Ma bada bene: i punteggi non si sommano, al massimo si raccontano, come le imprese epiche. Mille punti è rimasto platonico, e così deve stare. Ogni tanto lo si vede in biblioteca, che studia. Un giorno sono per l’appunto in biblio che cerco libri; cell alla mano, msg: “ Prima sono passata dal laboratorio di informatica, per guardare la posta. Entro in aula, ma c’era lezione, Mille punti insegnava. Chi è veramente quell’uomo? Quale il suo ruolo? Quale la sua identità?” Azz, stupore negli occhi, riso nella mente, vagamente manifesto: “Chi è Mille punti?” Vuoi vedere che è uno di quegli informatici che leggono? Uno di quelli che avrei voluto ma me lo trovi tu il lavoro? Un hacker a lettere. Nuovo gioco. Scoprire chi è mille punti, senza chiederlo direttamente. Molte leggende sono state divulgate sul suo conto: “ E’ un mengaldiano, ha curato tale edizione” , “E uno storico, ha curato i meridiani”, “Studia musica: ha il mac”.

 Do you wanna play?


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