Un bel giorno ai gay sarà concesso di sposarsi, a chi vorrà suicidarsi di farlo in ospedale e non sotto un treno, a tutti di comprare marijuana in tabaccheria e cocaina in farmacia; quando succederà, forse non tra molto, saremmo tentati di salutare il progresso della civiltà, e di ringraziare per l’ennesima concessione, frutto del sistema legislativo statale: cazzate! Lo stato rida ciò che tanto tempo fa, quando stato non si chiamava, ha tolto.
Poter disporre della vita, dei frutti del proprio lavoro e dell’amore non è qualcosa che viene concesso, è una facoltà naturale, e quando non possiamo lecitamente esercitare queste facoltà, allora qualcuno, o peggio qualcosa, ce le ha sottratte: è, per variare, la Repubblica, a cui chiediamo leggi contro l’omofobia – che di fatto amplieranno semplicemente la forbice d’arbitrio nel giudizio – quando è lei realmente la prima omofoba, che vieta, lei sola può, agli omosessuali il matrimonio.
Ecco, in effetti oggi lo stato non persegue più le relazioni omosessuali, ma vieta di consolidarle legalmente, quindi è coerente pensare che abbia realmente aggredito un nostro diritto nel momento in cui quel diritto è esso stesso a costituirlo? Buon punto, ma inquadrare il termine matrimonio in un’ottica prettamente giuridica, vuol dire prenderlo in considerazione scartando il suo significato religioso e tradizionale, e se così lo leggiamo, allora è lecito chiedersi perché sia valido se eterosessuale, invalido se omosessuale, elemento che costituisce, persino nel senso insiemistico del termine, una discriminazione.
Ma che tipo di discriminazione? Non è il matrimonio ad essere discriminato rispetto ai due tipi di relazione, ma sono i due tipi di relazioni ad essere discriminati di fronte alla medesima fattispecie; in questo senso la legge preserva, seppur in forma più sottile, pregiudizi e vincoli emersi quando le società si sono formate, a prescindere da come poi si siano sviluppate.
Anche la democrazia è solo una forma lieve di soppressione del dissenso, ed è certo da estremisti stigmatizzarla, è poco realistico dimenticarla, ma è grave santificarla, celebrando l’idea che giusto e sbagliato si decidano per alzata di mano, e che tra 5 persone 3 possano scegliere per le altre 2, perché magari è proprio così che i gay sono diventati froci, quando ai 3 quei 2 che limonavano davano fastidio.
Nicola Rossi