È che io ho preso per buono l'imperatore che ho incontrato e me lo sono fatto bastare. Non ho cercato altro, non ho ceduto a una smania di verità a tutti i costi. Adriano era l'Adriano del libro. Di quel libro letto la prima volta da liceale arrabbiato che voleva cambiare il mondo, poi da universitario assalito dai dubbi, quindi da giornalista inerme di fronte alla complessità di quello stesso mondo, infine da uomo di mezza età che ogni giorno smaltisce una delusione e ritrova una ragione, o almeno ci prova.
Il libro di Marguerite Yourcenar, insomma. Memorie di Adriano. Quello con l'imperatore che parla in prima persona e racconta la sua vita al giovane Marco Aurelio, il filosofo che un giorno sarà imperatore. Le parole di chi ha in serbo solo gli ultimi spiccioli di vita:
la meditazione scritta d’un malato che dà udienza ai ricordi.
Adriano è ancora l'uomo più potente del mondo. Solo che persino l'impero perde consistenza, forse anche verità, al cospetto di un corpo stremato.
È difficile rimanere imperatori in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana
E la malattia è un osservatorio scomodo, ma regala vantaggi a chi intende davvero vedere e capire. Adriano non si tira indietro. La sua storia è un magnifico palazzo descritto dalle cucine, non dalle sale del trono.
(da Paolo Ciampi, La strada delle legioni, Mursia)