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Chi ha paura del lavoro?

Creato il 29 gennaio 2014 da Propostalavoro @propostalavoro

Chi ha paura del lavoro?Notizia shock da parte della Nuvola del Lavoro: in Italia, un giovane su quattro si presenta al colloquio di lavoro accompagnato dai genitori.

Il dato è segnalato da BP Sec, agenzia di consulenza e servizi formativi, relativo però al solo settore green. «È capitato che alcuni candidati – spiega il fondatore di BP Sec, Daniele Barbone – si facessero accompagnare al colloquio dal padre che, a malincuore, si accomodava in una sala di attesa per poi chiamare, con evidente eccesso di zelo, la segreteria per avere informazioni sull’esito dell’incontro del proprio figlio».

Perché il lavoro spaventa? Forse a causa dei profondi cambiamenti che sono in atto nel mondo del lavoro, sia nei modi che nei luoghi.

Secondo Francesca Sperotti, ricercatrice di ADAPT, sono tre le principali trasformazioni sul luogo del lavoro, che si riassumono nelle tre parole chiave Smart Working, Convivialità Intelligenza collaborativa.

Il luogo di lavoro è un concetto sempre più fluido. Dagli anni '90 le aziende sperimentano soluzioni di televoro, cioè la possibilità di far lavorare i propri dipendenti direttamente da casa, con notevole risparmio da parte dell'azienda e comodità per il lavoratore. L'illusione che fosse una soluzione ottimale è durata poco: le aziende sono state costrette a ricorrere a metodi di controllo sempre più orwelliani ed i dipendenti si sono trovati isolati rispetto ai colleghi, impoverendosi anche del bagaglio di informazioni e scambi di idee che costituiscono uno degli aspetti più stimolanti della vita lavorativa. 

La filosofia dello Smart Working cerca di conciliare gli aspetti positivi del telelavoro sia per imprese che per dipendenti, offrendo la possibilità di modellare flessibilmente l'orario di lavoro e la presenza in ufficio.

Convivialità ed Intelligenza collaborativa attengono invece ad un rapporto più vicino tra datore e prestatore di lavoro, che, se da un lato tolgono barriere e divisioni al luogo di lavoro, rendendo gli uffuci più open space, dall'altro fluidificano le gerarchie, facendo del rapporto di lavoro più una collaborazione che una dipendeza.

Secondo l'articolo citato – che invito a leggere – questi processi stanno subendo un'accelerazione notevole grazie alla nuove tecnologie di condivisione proprie della sharing economy.

Sono forse questi i cambiamenti che spaventano i giovani che entrano ora nel mercato del lavoro? È innegabile che, spesso, in un rapporto troppo disinvolto con il datore, in un orario troppo flessibile, in modalità di lavoro più collaborative che dipendenti, nelle nuove tendenze del mercato del lavoro, insomma, si nascondano delle insidie, come quelle di chi si trova invischiato in contratti di associazione in partecipazione o altri sistemi di lavoro senza garanzie né sulla retribuzione né sull'effettivo carico di lavoro da svolgere.

Una conferma di questa tendenza arriva dalla testimonianza della top manager dell’hotel CastaDiva resort & spa sul Lago di Como, Miriana Verga: «I candidati vengono con entrambi o uno solo dei genitori, con il cugino o con la fidanzata e la prima cosa che chiedono è quanto guadagnano, se il fine settimana lavorano o se fanno full time o part time. Inoltre, cosa ancor più grave, parenti o amici spesso e volentieri pretendono di assistere al colloquio».

Grave essere accompagnati da genitori-assistenti, ma, alla luce delle ambiguità dell'attuale mercato del lavoro, le richieste dei candidati non sembrano del tutto immotivate.

Simone Caroli


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