Bioterrorismo (e dintorni): dei terroristi potrebbero creare e diffondere organismi patogeni mirati ad esseri umani, o ad animali da allevamento, o a piante quali grano, riso, etc. La creazione di tali patogeni, in futuro, sara' certamente possibile, ma gia' oggi ne sono gia' disponibili molti, fa notare Bailey. Connesse al bioterrorismo sono le questioni del biohacking e delle armi biologiche: un biohacker potrebbe creare (intenzionalmente o meno) l'equivalente biologico di un virus informatico e un governo potrebbe investire fortemente nella creazione di armi biologiche. In quest'ultimo caso il rafforzamento dei controlli previsti dalla Biological Weapons Convention sarebbe un ottimo primo passo.
Incidenti: gli incidenti di laboratorio sono una realta'. Un esempio: l'anno scorso una ricercatrice tedesca si e' punta con un ago infettato con il virus Ebola. L'adozione di misure appropriate e' semplicemente vitale, ma l'unico modo di prevenire gli incidenti di laboratorio al 100% e' l'abbandono completo della ricerca (come l'unico modo per evitare di essere di essere coinvolti in un incidente stradale e' il non uscire di casa, aggiungo io...)
Rilascio nell'ambiente: al momento questa e' una prospettiva ancora lontana, ma si ricordi che, nel corso dei secoli, abbiamo gia' trasportato microorganismi esotici da un oceano all'altro, da un continente all'altro. Alcuni hanno avuto effetti deleteri, ma l'ecosistema non e' certo crollato... Inoltre, e' probabile che gli organismi creati in laboratorio sarebbero in serie difficolta' nel competere con organismi emersi da milioni di anni di selezione naturale.
Bailey chiude l'articolo su una nota positiva: un robusto settore biotecnologico, sia pubblico che privato, porta ad una altrettanto robusta infrastruttura sanitaria. Il che permettera' di identificare e contenere tempestivamente eventuali outbreaks, e di creare altrettanto tempestivamente medicinali, vaccini, etc. Solo un settore biotecnologico dinamico ci potra' proteggere da bioterrorismo, biohacking, incidenti da laboratorio e dalle inaspettate conseguenze del rilascio di organismi sintetici (o naturali). L'episodio con il virus Ebola di cui sopra illustra bene il concetto: si ritiene che la ricercatrice in questione sia stata salvata da un vaccino sperimentale con cui e' stata trattata entro 40 ore dall'incidente*. La conclusione di Bailey: "Contrariamente a quanto sostengono gli allarmisti antitecnologici, all'alba dell'era della biologia sintetica cio' che offre la maggior sicurezza e' la proliferazione, non il proibizionismo."
* A proposito di vaccini per l'Ebola, ci sono stati degli sviluppi positivi, recentemente (qui, su Liquidarea).
Vedi anche la segnalazione di Estropico del libro di Ronald Bailey: Liberation Biology. The Scientific and Moral Case for the Biotech Revolution
Immagine: il logo del neoluddista ETC Group