4 Dicembre 2015
Non sono ancora leggenda. Ma ci sto lavorando.
Lei si accarezza il pancione, accanto a sé il suo fucile. Non lo lascia mai. E neanch’io. Non ho imparato a usare altre armi da fuoco. So maneggiare solo quella. E so come preparare le cartucce a pallettoni. Ricordino di un’infanzia felice e di un amico che aveva per padre un cacciatore.
Anziché tirare alle lepri tiro ai Gialli. Non c’è tutta questa differenza dopo tre anni.
YouTube è ancora in piedi, come un altro 40% della rete. Nulla di stupefacente, Romero aveva previsto tutto, quel gran bastardo. Chissà che fine ha fatto. Immagino che sia corso loro incontro, abbracciandoli. Lui avrà pianto di gioia, loro avranno sputato bile nerastra. Gran bell’incontro.
Anche YouPorn è online. Stamattina ci sono stati ben 70 upload. Il problema è che non ci sono più filtri. La gente sta uppando di tutto. Roba da far vomitare i porci, sul serio. Statene lontani, o finirete col fottervi il cervello.
Gran parte dei server si trovano sulle vecchie piattaforme petrolifere. Angoli di paradiso irraggiungibili.
Finché le dorsali e il 4G reggono si potrà trasmettere.
Quelli che ancora trasmettono, lo fanno per attirare dei poveri coglioni in trappola, o per raccontare l’apocalisse dal loro punto di vista…
Chi se ne frega del vostro punto di vista?
Non ho mai creduto a questa storia di voler coordinare le azioni dei superstiti verso la salvezza, verso una nave o un rifugio nelle montagne: un rifugio sicuro.
Da parte mia, sto continuando ad aggiornare col mio nuovo tablet, ultimo modello prima che piovesse merda gialla ovunque. L’ho tolto dalle mani incartapecorite di una ragazza semi-mummificata. Rinforzato al titanio. Non si scheggia neanche se ci passi sopra con un fuoristrada. Ma non ho osato provarci.
Oramai sono soltanto Hell. E la mia intenzione è raccontarvi una storia.
B&N è vuoto. Due, tre visitatori ogni settimana. Poco male. In fondo, il resto del mondo è fottuto. Non mi posso proprio lamentare.
I blog di Alex, di Matteo, di Lycas e degli altri vengono ancora aggiornati. Ma chi c’è veramente dietro?
Non ho mai creduto alle streghe, ma se gli zombie esistono e io mi trovo qui con lei, e fuori c’è la fine del mondo, allora esistono anche le streghe.
Le streghe, da sempre, sono quod ubique, quod semper, quod ab omnibus creditum est.
Oppure ho solo visto troppi film.
Comincio a essere stanco.
***
4 Agosto 2012
Prima di proseguire, leggi la puntata precedente…
Capisci che sta arrivando l’apocalisse quando la gente se ne fotte di quello che succede in Asia, della pandemia e delle esplosioni nucleari, e viene da Harrods a Londra a guardare la presentazione di un nuovo rossetto del cazzo. Un rossetto che fa le labbra lucide e rosse, piene di perline luminose, ma è comunque in grado di mantenere l’idratazione. Potrete andare all’altro mondo con labbra da baciare.
Visto che ci sono venuto anch’io a questa presentazione, ho poco da fare il virtuoso. Del rossetto me ne sbatto, mi incuriosiva il fatto che ci fosse Zooey. Mi interessa da un bel po’. Dopo tanto sbraitare sul mio blog, agisco come i peggio assimilati. Vedo una star e vado fuori di testa come un cane in calore. Sono un misero stronzo.
L’Asia cade a pezzi. E neanche Londra e la sua fottuta isola sembrano messe tanto bene, oggi.
Ammesso che voglia crederci subito, che quello stronzo urlante giallo sia uno zombie infetto e non un impiegato statale alterato per ingiusto licenziamento e fomentato dai sindacati.
Che poi, ci sono i sindacati in Inghilterra?
Mentre sto lì, buttato per terra, a pensare a queste e altre stronzate, merito del mio cervello che si è sempre mosso più veloce di quanto abbia fatto il mio corpo, una donna mi passa da sopra, coi tacchi. Me ne infila uno in un orecchio.
La vista mi si sfoca in un attimo, accompagnata da lampi di luce e dalle fitte al timpano destro. Mi dimeno con una foga tale da farle perdere l’equilibrio, a quella stronza. Poi qualcosa mi passa da sopra il busto e il cranio, mandandomi naso a terra. Un supporto dei miei occhiali mi si conficca nel naso. Sta colando sangue, lo sento.
***
Lei che urla, più forte di tutti, è la tipa coi tacchi, dopo che un tizio gli è finito addosso scavalcandomi.
Se qualcuno si stesse domandando di che colore è uno zombie nero afflitto da giallismo la risposta è: ocra.
La vista migliora istante dopo istante, ma l’orecchio fa ancora male. Dal lato in cui sono non si vede granché. La schiena dello zombie si flette. I dorsali guizzano regolari e potenti. Le gambe della tipa sotto di lui sbattono come quelle di un burattino impazzito e via via rallentano, mentre le sue urla si affievoliscono.
Zooey è pallida e ha il viso e la camicia tinti di rosso. Troppo perché sia suo e perché sia ancora sveglia. Capisco in quell’istante che la guardia di sicurezza le è morta addosso colpita, in mezzo al caos, da un proiettile vagante. Alla sua sinistra, la mia destra, c’è il bancone dietro al quale, poco fa, stava sorridendo come un’idiota.
Devo muovermi. Anzi, no: devo sparire.
Gli zombie non sono un’altra razza senziente. Sono solo merdosi esseri umani. Morti o infetti ora, non fa molta differenza. Hanno capacità umane. Niente super-olfatto, niente super-udito. E non c’è tempo per le tribune politico-religiose. Le stronzate se hanno l’anima o no. Non perderò tempo come fanno nei film. Non ho mai creduto agli zombie, così come non ho mai creduto alle streghe.
Rotolo su me stesso, fin sotto il bancone. Accanto a me, una borsa da computer finita per terra dalla quale spunta un iPad. Non è un riparo, il bancone, ma da lì sotto posso osservare la scena. Ed è difficile che qualcuno mi scorga. Chi cazzo vuoi che guardi sotto il bancone?
Hanno o non hanno, gli zombie, istinti umani?
Spero tanto che sia così. Del resto, non ho un’arma. Ovvero nessuna alternativa.
Le altre urla, intanto, si fanno sempre più lontane.
***
Zooey non si muove più. Deve essere svenuta. Il nero-ocra ha finito di sbranare a morsi la poveretta. Il mio orecchio è ridotto come i miei occhiali. Di merda. Il sangue sul naso s’è fermato. Un’altra guardia sbuca, pistola in pugno, pian piano, dalla parte opposta della stanza; l’infetto e Zooey, col cadavere sopra, tra me e lui. Il nero lo vede e gli si lancia contro con un salto poderoso e un ringhio gutturale. Ma il tipo spara. È veloce.
Lo zombie viene colpito tre volte. Due al torace, credo. Il terzo alla tempia sinistra. Vedo lo schizzo di sangue e la sua testa piegarsi di lato bruscamente e poi tutto il corpo prima finire in ginocchio e poi disteso, senza vita.
La guardia mi scorge, mi sorride e mi fa cenno di uscire. Anche Zooey si muove, tentando di liberarsi del corpo. È più la paura che le fa da ostacolo, che l’impiccio, secondo me. Sto quasi per decidermi a venir fuori, quando un altro infetto aggredisce il poliziotto di fianco, dalla stessa direzione da cui era arrivato.
Zooey gira il capo di scatto dalla mia parte. Serra le labbra e fa del suo meglio per non tremare. Io mi nascondo di nuovo e resto immobile. Le faccio cenno, con l’indice sulla bocca, di starsene in silenzio.
Quest’altro è più veloce e vorace del precedente. Finito di sfamarsi della vittima si guarda intorno a altezza uomo.
Lo osservo meglio. È il tipico inglese stempiato. Peserà sì e no sessanta chili. Io un centinaio.
Ma niente da fare. Non mi muovo. Né lo fa Zooey.
Altri rumori disordinati in lontananza. Gente che affolla gli ascensori e le rampe delle scale.
L’infetto, come supponevo, è a caccia di sangue fresco e prede viventi. Se c’è abbondanza a portata di mano, non perde tempo a guardare negli anfratti o a cibarsi di cadaveri. E di carne in movimento, in giro, ce n’è parecchia. O forse Zooey è una strega. O forse è il mio culo che è rotto. Non posso saperlo, ma sono, siamo ancora interi. Io e lei.
E quello se ne va in fretta.
***
Esco da sotto il bancone quando i rumori sono terminati. Forse è passata mezz’ora, forse di più. Mi avvicino, sposto il corpo della guardia con entrambe le mani e gliene offro una per aiutarla ad alzarsi.
Occhioni azzurri. I miei preferiti. E anche tutto il resto. Non sorride.
“Thanks…” mi fa, con un filo di voce tremante. Anche la sua mano trema.
Non trovo più il mio cellulare in tasca, così mi accovaccio per frugare nella borsa dell’iPad.
Faccio appena in tempo a prenderlo che la sento urlare.
Quel figlio di puttana stempiato sta tornando.
Non ci sto a pensare troppo. Mi alzo.
Lo impugno con entrambe le mani, come fosse un vassoio. E, quando si avvicina, colpisco. Forte, da destra verso sinistra. La testa del bastardo nel mezzo della traiettoria.
Botta secca, che in quello spazio enorme pieno di espositori di cristallo fa un rumore del diavolo.
L’infetto finisce a terra, ma si muove ancora.
Gli sono subito sopra, a cavalcioni sul torace. Tenta di mordermi mani e braccia, persino le ginocchia attraverso i jeans. Tutto quello che può.
D’istinto gli ficco la tavoletta in bocca.
Poi, di seguito, un altro istinto: colpire la tavoletta col mio gomito, gravandoci poi sopra, con tutto il mio peso.
Sessanta chili contro cento… spingo una, due, tre volte.
Si sente un doppio CRACK.
Il primo è mascella e osso del collo. Due in uno. Il secondo è lo schermo dell’iPad. S’è incrinato. Merda.
Bestemmio.
Zooey mi guarda come fossi un alieno.
Ho appena ammazzato un tizio. Non capita tutti i giorni. Così come non capita l’apocalisse. Devo dirle qualcosa. Subito. Me ne esco con un “Gimme some sugar, baby.”, pronunciato con tutta la convinzione [folle] di cui sono capace. Cascherà ai miei piedi. Sicuro.
“Uh?” fa lei, e inarca un sopracciglio. Non è spiritosa… Proprio no.
A volte, sono proprio un coglione.
fine secondo episodio
Altre pagine QUI