Chi ha paura delle streghe?
Di Nicolas Roeg
UK 1990
Il piccolo Luke (J. Fisher) e la sua nonna norvegese (M. Zetterling) scoprono che nell'albergo sul mare dove sono in vacanza si tiene un congresso annuale di streghe: si preparano a trasformare in topi i bambini d'Inghilterra. Spericolato adattamento, fatto da Allan Scott, dell'arguto romanzo di Roald Dahl. Nonostante il finale cambiato, gli è fedele anche nei sottintesi metaforici di una favola macabra che rispecchia il mondo crudele degli adulti. N. Roeg trova un materiale congeniale alle sue bizzarrie registiche, aiutato dal Creature Shop di Jim Henson e da un'affiatata squadra di attori. Spicca la Grande Strega di A. Huston.
Commento
Un gioiellino oramai quasi dimenticato, visto che è difficile reperirlo in DVD e le TV non lo passano da secoli. Eppure questo Chi ha paura delle streghe è un perfetto esempio di film apparentemente dedicato a un pubblico di bambini ma in realtà godevolissimo soprattutto per gli adulti.
Infatti Nicolas Roeg riesce a cogliere il retrogusto orrorifico delle vecchie fiabe, prima che la Disney ci mettesse mano per trasformarle in storielle edificanti e rassicuranti. Le streghe di tradizione norvegese (ma “le streghe vivono ovunque”, come sottolinea la vecchina) di cui parla la nonna di Luke fin dalle prime battute del film sono creature ripugnanti e malvage. Il loro unico scopo è quello di diffondere il male sulla terra, distruggendo i bambini, che sono la rappresentazione più pura dell'innocenza e della bontà. Le streghe sanno mimetizzarsi da signore per bene, ma chi conosce le leggende che le riguardano può riconoscerle: i loro occhi brillano di un tenue bagliore rosso, indossano delle parrucche perché sono calve e non riescono a sopportare a lungo la vicinanza di un bimbo, che per loro puzza di escrementi di cane.
Quando il piccolo Luke, rimasto orfano e trasferitosi in Inghilterra con la nonna, incontrerà di persona un intero consesso di queste spregevoli megere, si troverà nell'infelice posizione di tentare di mandare a monte i loro piani.
Roeg confeziona una pellicola quasi perfetta. Le sue streghe fanno più paura di almeno un centinaio di altri mostri messi in scena da film horror ben più pretenziosi. Il piccolo esercito di streghe riunite in “seminario programmatico” in un hotel inglese trasudano di cattiveria e malvagità ancor prima di togliersi il travestimento da donne per bene, mostrando l'un l'altra le fattezze da esseri deformi.
Il punto di vista del piccolo protagonista, Luke, fa da controaltare all'orrore, e al contempo ne definisce i confini, a cavallo tra fiaba e horror. Per una volta è bello non vedere i soliti ragazzotti stupidi che ciondolano da un lato all'altro del set aspettando di venire massacrati dall'assassino di turno.
Il regista riesce a dotare la pellicola di una magia sottile che richiama a quell'età in cui tutti noi, chi più chi meno, ha creduto all'uomo nero, al lupo mannaro o alla strega di Biancaneve. I primi dieci minuti del film, con la nonna di Luke che racconta del suo primo incontro con le streghe, è deliziosamente spaventoso, anche se tutto viene narrato col tono da “favola della buonanotte”, il che rende il contesto ancora più ambiguo e azzeccato. Ottimo anche lo scenario dell'Inghilterra di campagna in cui si svolge gran parte del film, un'ambientazione perfetta per una storia di questo tenore.
Angelica Huston nei panni della Grande Strega regala al film la giusta ciliegina sulla torta, interpretando una villains di leggendaria cattiveria e bruttezza.
Peccato solo che la seconda metà del film si indirizzi progressivamente verso un happy end un po' eccessiva, cosa che nel romanzo di Roald Dahl da cui è tratto il film non accadeva. Lo stesso Dahl si lamentò tantissimo di questo finale falsato, tanto che in alcuni paesi Chi ha paura delle streghe? viene trasmesso senza quei tre minuti finali che lo rendono, a tutti gli effetti, adatto a un pubblico molto giovane e caramelloso.
Pellicola ingiustamente trascurata, da recuperare anche se oramai siete grandicelli.