Il giornalista Marco Ansaldo, inviato speciale di Repubblica, nel suo recente libro Chi ha perso la Turchia (Einaudi, 2011) partendo dal riconoscimento che la Turchia è un Paese di confine tra Europa ed Asia, ma saldamente al fianco dell’Occidente e dentro la Nato, un candidato ideale nell’ottica di un allargamento che sarebbe un rafforzamento dell’UE, sottolinea come la sensazione dei più sia che questo paese si stia allontanando e che il rischio che l’Europa perda la Turchia sia reale, ma è solo colpa dell’Europa o anche nel paese anatolico ci sono forze e spinte che cercano di allontanare quel paese dall’Occidente?
A questa domanda risponde Ansaldo, individuando da parte europea una bocciatura di fatto, evidente, sebbene mai finora espressa con una decisione finale, quanto con una politica dilatoria e reticente, tanto è vero che i negoziati si trascinano in modo stanco “con il richiedente costretto a fingersi entusiasta per non perdere almeno la faccia, e i giudicanti mai risoluti nel chiudergli definitivamente la porta, pena un clamoroso caso internazionale la cui portata e conseguenze non sono oggi immaginabili.” I responsabili di questa perdita sono però anche sulla sponda turca e, a parere di Ansaldo, sono i Lupi Grigi ed i nazionalisti del MHP, “i partiti che si richiamano ad istanze socialdemocratiche ma si battono in realtà per istanze nazionaliste”, un chiaro riferimento ai kemalisti del CHP, l’esercito ed i generali autori di golpe in passato e “dell’inquietante Stato Profondo che in Turchia tutto controlla e molto decide”, certo per motivi diversi costoro sono “i fautori del no al disegno comunitario e anche all’occidente”. Nonostante loro e nonostante il raffreddamento dei rapporti con l’Unione Europea, secondo Ansaldo una buona fetta di cittadini turchi resta tuttora favorevole all’Europa e spinge ancora per entrare e a ricordarci che i patti devono essere rispettati e le regole non possono essere cambiate quando il gioco “come adesso, è ancora in corso.”
A me il libro di Ansaldo è piaciuto, è molto preciso e puntuale, ha il merito di sottolineare come coloro che secondo alcuni luoghi comuni ma anche molti commentatori e giornalisti, ovvero i militari ed il CHP, descritti spesso come custodi della laicità e dei valori occidentali, non siano poi così entusiasti dell’ingresso del loro paese nell’UE, visto che perderebbero definitivamente il peso che hanno avuto nella società turca fino ad ora e che si è molto ridimensionato da quando l’AKP di Erdogan è apparso sulla scena, ma a mio parere il peso di costoro in Turchia è sempre minore, di sicuro non paragonabile a quello di alcuni governi europei e della burocrazia dell’UE, che con la loro politica dilatoria hanno finito per bloccare di fatto i negoziati e fornito argomenti a chi in Turchia sottolinea le chiusure ed il doppiopesismo dell’Europa.