Vellutato, maliconico, appassionato. Dieci tracce dense e struggenti che rovesciano le tendenze ed inseguono trame spontanee, cristallizzate in esecuzioni esemplari per genuinità. Un viaggio che attraversa atmosfere acustiche dal gusto popolare e ricalca il concetto più liquido ed esteso di amore.
(Semi)concept album battesimale del musicista in versione solista, tinto di foschie esistenziali e ironie ciniche, “Chi ha ucciso Luigi Tenco?” è un’intricata sintesi di aforismi poetici e versi di canzoni punk.
Una porta che si spalanca su una società sorda e apatica dove palpitano vivide le pulsioni e passioni dell’artista in preda al desiderio impudente e commosso d’amare la vita e la sua terra. È lo sguardo lucido di chi conosce bene la desolazione dell’uomo autentico negli anni del declino culturale e sceglie la via della musica come una sorta di missione, controvento e contromano.
Oscillando tra disturbo istrionico ed intimismo a tratti autistico, ed invocando i lumi del sacro folk nostrano, Gill ci regala un album che si apre a sonorità semplici e traggono ispirazione e nutrimento dalla grande tradizione del passato. Niente merletti e nessuna tendenza postmoderna. Solo chitarre, basso, batteria.
La voce felpata di Gill, invece, affonda e poi riemerge in queste strutture disadorne, in preda ad umori altalenanti che pervadono della loro aura l’intero lavoro e dichiarano apertamente influenze e contaminazioni. Eterea ed impalpabile, tra risa liberatorie e tristi, la voce di una donna colora di sfumature gli interstizi tra le note.
La fusione delle due voci, profondamente antitetiche nella loro timbrica, restituisce armonia e fascinazione naturale al racconto delle crudeltà quotidiane e contribuisce ad arricchire ulteriormente il quadro nel suo insieme.
Gill scava in profondità per offrire una disarmante istantanea del suo universo di piccolo provinciale dalle velleità cosmopolite, di vagabondo colto ed insofferente.
Dall’oscurità della solitudine alla mafia, dalle aberrazioni del web alle urne elettorali, il disco porta in rassegna le suggestioni di un viaggio ideale nella cronaca e in se stessi. In compagnia di Piero Ciampi, Luigi Tenco, Giovanni Lindo Ferretti, Giacomo Leopardi, Cletto Arrighi, Stefano Benni.
Amici immaginari, incontrati per caso.
Gill è Gianluca Gilletti. Catanese, classe 1981, la forma canzone lo forma. Una produzione impulsiva ed eterogenea di centinaia di canzoni lo costringe ad indagare sul rapporto della musica con la poesia. Laureato in Filologia Moderna, mette in discussione accademica “Le canzoni della cattiva coscienza”. Autore di musica leggera, sceneggiatore,scrittore e ideatore di “contenitori sperimentali” a metà strada tra e la canzone d’autore e il teatro dell’assurdo. Dopo le esperienze del Premio Bindi e del Musicultura con il progetto “Gill&co.” dove presenta il suo disco d’esordio “Caro petrolio” nel 2013 con il brano “La Trattativa”, viene selezionato dal concorso nazionale “Musica vs le Mafie”. Questa canzone sancisce per GILL il debutto da solista, insieme ad uno spettacolo nuovo, ipnotico e intimista e con un nuovo album, registrato con macchinari analogici da “museo della scienza” negli studi di Giacomo Fiorenza, miglior produttore artistico del 2013.
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