IL POKER DELLA POLITICA
Dal momento che non possiamo certo prendere sul serio le mille ipotesi che circolano, stiamo tutti col fiato sospeso per sapere che cosa avverrà nelle prossime settimane. Cadrà il governo? E nel caso, se ne formerà un altro o si andrà a nuove elezioni? Con quali conseguenze? Non è un’apprensione infondata: da questi sviluppi potrebbe dipendere anche la nostra sorte.
E tuttavia la discussione è del tutto inutile. Quella cui assistiamo è una partita di poker in cui ognuno ha interesse a tenere nascosto il proprio gioco. Finché assistiamo ai “rilanci”, tutti sembrano dire che vinceranno; in realtà il vincitore si conosce soltanto quando si calano le carte: operazione che in inglese si chiama show down e che ha assunto un significato generale di chiarimento finale. Fino a quel momento, anche le previsioni più ragionevoli possono rivelarsi errate. Che qualcuno cambi quattro carte e realizzi lo stesso una scala reale è estremamente improbabile: ma è impossibile? E uno che cambia quattro carte, e rimane con una coppia di sette, può ancora bluffare fino a puntare l’intera posta? Sarebbe da incoscienti, ma è impossibile che qualcuno lo faccia?
Le carte non sono trasparenti. Soltanto quando si vedrà se il Pd insiste sulla linea dura o no, se Berlusconi proverà o no a far cadere il governo (e se i suoi compagni di partito lo seguiranno o no) potremo commentare quanto è avvenuto. Fra l’altro potrebbe darsi che il Cavaliere desideri ardentemente veder rigettata ogni sua proposta, lunedì, in modo da far cadere il governo dandone il torto alla sinistra. E potrebbe darsi che invece la sinistra gli dica sì su tutta la linea (tanto è solo un ininfluente rinvio) per fargli scoppiare questo progetto. Ammesso che questo sia il piano.
Fino allo show down possiamo soltanto abbandonarci al pettegolezzo politico, rischiando (almeno, rischiando i grandi giornali) di essere il megafono dei rilanci.
Un ulteriore motivo d’incertezza è il fatto che gli stessi protagonisti si staranno chiedendo quali carte abbiano in mano gli avversari. Neanche loro hanno poteri divinatori. Come se non bastasse, uno dei giocatori è Berlusconi il quale, come ogni uomo fuori del comune, è in una certa misura imprevedibile. L’estro del Cavaliere, così come potrebbe trarlo fuori dalle secche, potrebbe provocare la conclusione definitiva della sua vita politica.
Uno dei problemi della sinistra è che essa si vede dare costantemente ragione dai grandi giornali, dai magistrati, dal Presidente della Repubblica (quello che nomina quattro senatori tutti, vedi caso, di sinistra), e dai poteri forti. Ciò le dà l’aria di una sicura vincente ma è l’Italia ufficiale che si guarda allo specchio. Fuori dai salotti buoni c’è l’opinione pubblica della gente normale il cui stipendio non arriva a duemila euro al mese. Per essa è vergognoso che l’arbitro favorisca smaccatamente uno dei contendenti. La politica è sporca ma lo stesso Machiavelli ha insegnato che il Principe deve “mostrare di avere tutte le virtù che non ha”. Non deve mai essere visto mentre colpisce qualcuno alla schiena, non deve mai rendere il nemico degno di giustificata commiserazione. Diversamente gli spettatori avranno la tentazione di tifare per il “perdente” e in politica l’applauso si traduce in voti. Gli italiani potrebbero un giorno dare la maggioranza al partito che l’Italia ufficiale avrebbe voluto in ogni modo eliminare dal panorama. Quegli stessi magistrati che sarebbero stati lieti di offrire ai vincitori la testa di Berlusconi, come Tolomeo offrì a Cesare la testa di Pompeo, forse non hanno reso un buon servizio alla sinistra. Perfino i connazionali del duca Valentino potrebbero squalificare chi ottiene la vittoria in modo sleale. Un Berlusconi ridotto agli arresti domiciliari potrebbe danneggiarli più di un fiammeggiante capo dell’opposizione in Parlamento.
Ma qui si parla del lontano futuro. Attualmente, benché i sondaggi SWG diano il Pdl primo partito, le previsioni più razionali vedono un eventuale nuovo governo dominato dal Pd. Ed in fondo è ciò che un liberale potrebbe augurarsi. Che la sinistra provi a tirar fuori la nazione dal guaio in cui l’ha portata con la sua mentalità, se ne è capace, o che di questa mentalità l’elettorato capisca finalmente i guasti.
(Gianni Pardo)
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