Che poi praticamente è la frase, con mille varianti, che trovo sempre più spesso sui gruppi Facebook dedicato al “fantastico”.
Sostituite “film” con libro, o fumetto, ma la domanda è sempre quella. Stringata, spesso sgrammaticata, priva di approfondimento. Il frequentatore medio (diciamo medio-basso) vuole un giudizio svelto e deciso su un prodotto, per decidere se comprarlo, se vederlo, se leggerlo.
Come se poi il mio giudizio su, che so, un romanzo, fosse uniformante per tutti.
Con amici intelligenti che condividono la mia passione mi sono spesso confrontato. A volte ci sono concordanze di opinioni, in altri casi abbiamo opinioni divergenti.
A me Cloud Atlas e Prometheus non sono piaciuti, ma a una mia grande amica sì. In compenso lei odia Watchmen, che io apprezzo.
E va benissimo così.
Purtroppo la deriva della blogosfera, che va pian piano smettendo di essere interattiva, porta tutte le discussioni sui social network. Si tratta però di confronti stringati, superficiali, spesso – mi perdonerete – idioti.
Il film è bello.
Il film fa schifo.
Cinque stelline, una stellina.
Il fumetto X è disegnato di merda.
Il romanzo X fa schifo.
Il romanzo X è fikissimo.
Non che su tutti i blog si faccia chissà quale lavoro d’approfondimento. Su altri, invece, se ne fa anche troppo, passando da un’analisi sincera alle psicopippe da critici intellettualoidi da magazine di nicchia.
Però, in linea di massima, su un blog di discreto livello ci sono più ragionamenti e giudizi più motivati, condivisibili o meno che siano.
“Com’è Katy? Bella? S/N? Risp.”
Attenzione però: non sto condannando i social network né sto beatificando i blog.
Sono soltanto strumenti e la loro utilità – così come la loro dannosità – dipende dall’uso che se ne fa.
La cosa preoccupante è semmai la sensazione che ci sia un appiattimento generale, un ricorrere a giudizi preconfezionati, per risparmiare quel tempo che dovrebbe essere dedicato alla ricerca, alla scoperta, alla curiosità.
“Mi consigliate di leggere il romanzo X? Sì o no?” è un modo sbagliato e troppo semplice per approcciarsi a un libro. Idem per film, fumetti, dischi eccetera.
O forse sono io a essere abituato diversamente. Come mi disse un tipo che conosco: “Tu sei uno che approfondisce troppo”. Ovviamente non intendeva farmi un complimento.
E in effetti questo potrebbe essere un male.
In un mondo sempre più veloce, dove le novità diventano obsolete nel giro di 24 ore, volersi soffermare un poco più a lungo su un qualunque progetto/concetto/prodotto vuol dire non essere al passo coi tempi.
Tempi che scorrono rapidi e implacabili come la timeline di Facebook.
L’unica cosa veramente fastidiosa, e vi parlo da blogger, è quel senso di inutilità nello scrivere articoli e recensioni su film visti, su libri letti, su dischi ascoltati, quando una crescente fetta di pubblico vuole una semplice risposta: “Piaciuto? Lo compro sì o no?”
Non che ci si debba fare condizionare da certe cose, è chiaro. Non a caso qui su Plutonia sto dando ampio spazio a film e libri datati.
Però ogni tanto viene da chiedersi: cui prodest?
– – –
(A.G. – Follow me on Twitter)