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Chi la fa l’aspetti

Creato il 09 settembre 2013 da Tabulerase

obama putin syria L’annuncio che tutto il mondo attendeva da più di due anni è finalmente arrivato: gli USA scendono in campo nella guerra civile che dilania la Syria.

Obama ha prima annunciato l’attacco al mondo e, probabilmente, incasserà l’approvazione del congresso ad un’azione aerea sul territorio mediorientale.

Ma siamo sicuri che il nemico degli USA sia veramente Bashar al Asad?

Durante questi due anni sono emersi chiaramente i metodi con cui gli USA si sono opposti al regime siriano. Dispiegamento di missili NATO sul confine turco siriano, attacchi illegali dello storico stato mercenario, Israele, in territorio siriano e forniture di armi alle milizie ribelli; attenuatesi per evitare un secondo Afghanistan dopo l’aumento di guerriglieri jihadisti tra i ribelli.

Perché Obama, dopo due anni di lotta segreta, è sceso pubblicamente in campo sostenendo che: “Il mondo non può restare in silenzio di fronte alla Syria”?

La risposta sta in un piccolo libretto rosso di 48 pagine rilasciato all’aeroporto di Mosca ad un cittadino americano.

Il libretto in questione è un passaporto russo ed il cittadino che lo ha ricevuto non è un qualsiasi Homer Simpson, ma Edward Snowden l’ex agente dell’NSA divenuto il rifugiato politico più famoso del mondo e con una nazionalità che concede al suo status un peso immane.

Dopo anni di sorrisi forzati e disgustate strette di mano, dopo espulsioni di spie e sospensioni di adozioni, Russia e Stati Uniti sono arrivati ad uno scontro totale e clamoroso per quest’uomo.

Snowden, per alcune settimane l’uomo più ricercato di tutto il pianeta, è infatti la personificazione del fallimento politico americano, l’uomo che ha rivelato all’umanità le azioni illegali commesse dal paese. Un paese si fonda su: libertà, democrazia e diritti dell’individuo.

Seguendo la logica imperialistica americana, la Russia, riconoscendo Snowden come rifugiato politico, si è spinta troppo al di là del consentito ed allora ecco che, improvvisamente, il primo presidente nero nella storia degli USA, raccoglie e rilancia la sfida, sul terreno più congeniale agli americani: la guerra. Così agendo Obama alza la posta in gioco in modo esponenziale.

E quale miglior occasione di infastidire la Russia se non quella di intervenire militarmente nella guerra civile siriana contro uno storico vassallo del Cremlino?

Com’è possibile che un intervento armato in un paese estero sia annunciato con largo anticipo e con una copertura mediatica così imponente? Che vantaggi può portare ai ribelli siriani ora che il regime ha tutto il tempo per spostare arsenali e generali in luoghi sicuri?

Ben pochi sicuramente e non dobbiamo dimenticare che la Russia ha spostato nell’Est del Mediterraneo parte della propria flotta sul Mar Nero dicendosi pronta a difendere Bashar al Assad. Il popolo americano sarebbe disposto ad essere fautore, agli occhi del mondo, di una guerra navale cui non assistiamo da 70 anni?

Mr. Obama si sta dimostrando un silenzioso sicario, come il suo predecessore, amante della guerra e desideroso di dimostrare la forza bellica del proprio paese: insomma l’ennesimo esempio di imperialista a stelle e strisce.

Attraverso i silenziosi droni, che non fanno notizia, ma molti morti, ha disseminato di basi e bombe il Nord Africa, il Medio Oriente e il Pakistan, ma ancora non basta; la manifestazione di forza dev’essere diretta e deve mettere a tacere la riemergente super potenza russa.

Ancora una volta un presidente USA sta facendo rivoltare nella tomba Woodrow Wilson, il presidente che volle fortemente la Società delle Nazioni come organo supremo per il mantenimento della pace mondiale.

Presidenti e amministrazioni si succedono in America, ma ciò che resta è la tristemente nota arroganza imperialista con cui gli USA infrangono quelle stesse regole che hanno voluto imporre al mondo, dimostrandosi l’antitesi dei valori espressi dalla propria costituzione.


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